Io, pendolare Trenitalia, vi racconto il mio calvario quotidiano
Gent.ssima redazione, dopo diversi reclami scritti (ma soprattutto verbali) presso Trenitalia, mi rimane solo lo sfogo pubblico agli organi di stampa. Oggi vorrei raccontarvi la giornata tipo di un pendolare. Da 5 anni lavoro in Val di Cornia e sono costretto, mio malgrado, a subire ritardi/scioperi/etc sulla linea Livorno-Grosseto. Nonostante mi fermi a Campiglia Marittima, siate certi che provo tutti i possibili disagi che un pendolare italiano deve sopportare quotidianamente.
Al binario 4, il treno delle 8.03, arriva sempre puntualissimo e impeccabile. Peccato che, nonostante inizi il suo tragitto da Pisa, arriva a Livorno già senza posti disponibili. Tutti i vagoni sono occupati da viaggiatori e dalle borse dei venditori ambulanti. In pratica la mia giornata inizia con 1 ora di viaggio in piedi, che, talvolta, riesco a ridurre a 30 minuti se il ‘colpo del posto a sedere’ riesce a Cecina.
L’aria condizionata non funziona quasi mai e, quando miracolosamente da segni di vita, gocciola in testa a noi poveri viaggiatori. Per decenza non vi descrivo la situazione ‘igienica’ di bagni e degli stessi vagoni viaggiatori. Da circa 2 mesi ho notato la sistematica latitanza degli operatori di Trenitalia che nei mesi primaverili sono così solerti nel controllarci biglietti e abbonamenti. Il risultato? Almeno metà dei viaggiatori non paga il servizio e noi, che certo non navighiamo nell’oro, ci sentiamo presi in giro (per usare un eufemismo).
Quest’anno mi sono lanciato perfino nell’acquisto di Carta Tutto Trenitalia che permette l’utilizzo di tutti i treni su una stessa tratta (nel mio caso Livorno-Campiglia). Al modico costo annuale di 150 euro (ovviamente in accoppiata con il mensile ordinario da 87,50 euro) ho così la possibilità di prendere i tanto agognati Freccia Bianca. In realtà il freccia che passa da Campiglia alle 18,56 ultimamente accumula ritardi dell’ordine di decine e decine di minuti senza che nessuno ci possa dire il motivo.
Se il mio orario di lavoro non mi consente di prendere un qualsiasi treno tra le 18.56 e le 19.19 (ci sono ben 2 regionali e 1 freccia), si va direttamente alle 21.06. Poco male c’è tempo per leggere. Anzi ore per leggere, visto che il treno 2346 da Roma per Pisa Centrale arriva sistematicamente con almeno 40 minuti di ritardo. Insomma dopo 8 ore di lavoro sotto il sole, aspettare per ore il treno direi che è un toccasana. Non ho modo di provarvi la situazione in cui versa la linea tirrenica, mi basta invitarvi nei prossimi giorni in viaggio con noi.
Ora, non credo che questa lettera di sfogo sia presa come panacea a tutti i mali di Trenitalia, tuttavia spero che almeno uno dei dirigenti che guadagnano fior di milioni per garantire il servizio di trasporto su rotaia ci dica il perché della sistematicità dei ritardi e delle condizioni dei nostri treni.
Saluti,
Flavio Bacci
Riproduzione riservata ©