In ricordo di Teresa Mattei
Il fascismo fu mancanza di libertà di pensiero, di parola, di espressione; fu sopruso, imperio della forza, bruta violenza (leggiamo le cronache di quegli anni: le botte, le bastonature per strada e a domicilio, il licenziamento per chi resisteva, l’olio di ricino, gli omicidi, il tribunale speciale e il confino). E poi, le sciagurate imprese coloniali, la vergogna delle leggi razziali, la guerra, la fellonia di casa Savoia dopo l’8 settembre, la collaborazione con i nazisti alla deportazione ed allo sterminio, la repubblica di Salò, i rastrellamenti, le torture, le uccisioni di massa, la collaborazione alle stragi, un Paese in macerie). Ma quei nostri padri e quelle nostre madri si sono ribellati. Hanno trovato la forza. Hanno scritto la Costituzione e hanno costruito la Repubblica. Come ripeteva Teresa Mattei, partigiana e antifascista scomparsa poco più di un anno fa, eletta a quella Costituente nella quale sedevano Moro e Togliatti, De Gasperi e Calamadrei che ha gettato le basi dell’Italia libera, democratica e fondata sul lavoro, “Io non credo agli eroismi senza paura; credo che l’unico eroismo sia di vincere la paura e fare lo stesso quello che si è deciso di fare”. Lo storico Giovanni De Luna ha detto che gli anni della Liberazione e della Costituzione sono stati miracolosi. Eppure, la Costituzione, troppo poco applicata, negli ultimi venti anni è stata vista come ostacolo da rimuovere.
Teresa Mattei volle aggiungere all’art. 3 le parole “di fatto”, per essere certa che la Costituzione consentisse di agire per l’uguaglianza, per rimuovere gli ostacoli che “di fatto” la limitano. Mai avrebbe pensato che “di fatto” la Costituzione, che sentiva cosa sua (Teresa parlò, in diverse occasioni, di “amore” per la Costituzione e per la Repubblica), sarebbe stata colpita “di fatto” anche da chi si dichiara erede delle e dei costituenti. Teresa partecipò alla Resistenza come combattente nella formazione garibaldina Fronte della Gioventù. Il suo nome di battaglia da partigiana era Chicchi. Suo fratello, Gianfranco Mattei, morì in una cella di via Tasso, suicidandosi per sottrarsi alle torture tedesche e non correre il rischio di rivelare i nomi dei compagni. Anche lei fu arrestata, torturata. Non cedette, riuscì a fuggire. Giunse al giorno della Liberazione e ha sempre lavorato, nella sua lunga vita operosa, purtroppo segnata da molte sofferenze, per la giustizia e la libertà. Nel nome di Teresa Mattei ricordiamo e ringraziamo tutte le partigiane, tutti i partigiani, le resistenti e i resistenti, tutti e tutte coloro che combatterono per giustizia e libertà e che resistettero “per dignità, non per odio”.
Paola Meneganti
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