Il caso di Giulio. “Non gettate addosso la croce alla scuola”

Gentile Redazione, da quando sono nata, convivo con la disabilità.
Non sono io la “persona speciale”, ma mio fratello, più grande di me di alcuni anni e colpito a pochi mesi di vita in modo crudele ed irreparabile nel fisico da una terribile patologia di cui si sarebbe scoperto il vaccino solo pochissimi anni più tardi.
E’ ben impresso nella mia mente la crudeltà di alcuni bambini che lo deridevano perchè veniva portato a scuola in braccio da mia madre, dopo una delle tante difficili operazioni.
Per fortuna le insegnanti riuscivano a far capire a questi “bambini fortunati” che ci sono persone di cui la fortuna si è completamente dimenticata, ma che ci sono, esistono, vivono e sanno donare tanto affetto, come tutti i piccoli di questo mondo.

L’episodio di Giulio, il bambino autistico che non ha potuto partecipare alla gita, non deve, e sottolineo non deve, gettare la croce addosso ad una scuola e al suo corpo docenti, la quale se ha agito in questo modo, forse avrà avuto le sue valide ragioni.
Non posso credere che alla base ci sia stata la volontà di discriminare, non sarebbe umano.
Ricordo con tenerezza il giorno in cui accompagnai mio fratello in gita scolastica, in visita ad un bellissimo castello in Toscana e lui riuscì, con estrema fatica, a salire tutte le scale, nonostante il parere contrario del custode, che probabilmente si preoccupava della sua incolumità.

C’è sempre una ragione che porta a decisioni difficili e non sempre appare per quella che forse è: il preoccuparsi della salute psico-fisica di queste persone svantaggiate.

Lettera firmata

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