“Il calcio non rispetta le famiglie, ecco i conti. Organizziamo un campionato autonomo?”

Il calcio non rispetta le persone. Un ragazzino di tredici anni vuol giocare a calcio a Livorno, non ci sono grossi problemi ci sono nove squadre, quindi si risponde al bisogno. Ma la Figc in un momento di crisi come questo, prende la cervellotica decisione di dividere le squadre in due campionati provinciali diversi , le sei fortunate finiscono nel campionato pisano trasferte noiose ma sostenibili, tre nel campionato livornese insieme alle squadre della provincia e 6 del grossetano. Chi finisce in questo girone infernale e’ costretto a 13 trasferte per un totale di duemila km e quattro traversate. Iniziamo con i conti economici 16 squadre genitori e figli sono più di trecento macchine che devono fare duemila km in un anno, il costo del biglietto della partita, irrinunciabile per i magri bilanci delle società, panini e bibite. Banca del tempo: più di dieci giornate intere con famiglie che sono costrette a concentrarsi sul calcio ( poco) e trasporto ( tanto) anziché su studio e svago. Ho sentito un genio che dice che lo sport deve essere sacrificio, ma perché? Il tempo studio e scuola rischia di risentirne in modo potente. Il calcio deve essere divertimento e la Figc deve ascoltare i bisogni dei bambini, della scuola e della famiglia , altrimenti si comporta come un dittatorello, vuoi giocare a calcio? Devi sottostare alle mie assurde regole e non puoi giocare sotto casa. E i genitori che non hanno macchina? Non hanno soldi per la nave? Per la benzina ? La Figc si comporta in modo dogmatico e prepotente , questo non vuol dire tener fuori l’isola e la provincia , si potrebbe fare un campionato solo livornese, riducendo il disagio ma la logica e fuori da questo ambito. Si potrebbe allora fare un campionato autonomo senza Figc, sarebbe rivoluzionario, ci si mette d’accordo su orari e campi a mali estremi estremi rimedi , i bimbi giocano , si divertono, vincono e perdono lo stesso, anche senza la federazione.

Lamberto Giannini

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