Fare per fermare il declino: occhi puntati sulla grande distribuzione

L’uscita allo scoperto (per ora soltanto con la Presidenza della Camera di commercio, domani chissà) dei veri, incontrastati dominatori della macchina amministrativa livornese, Unicoop del Tirreno, a ben vedere costituisce un elemento di chiarezza. Così come lo avrebbe rappresentato la candidatura a sindaco dell’avvocato Angella, vero e proprio deus ex machina del Municipio livornese, in specie per tutto ciò che concerne l’urbanistica e lo sfruttamento dei suoli. L’assunzione di responsabilità da parte di Unicoop del Tirreno dunque contribuirà a chiarire qual è la vera mappa del potere a Livorno, creando per la cittadinanza un punto di riferimento inequivocabile per le istanze da rivolgere al dominus politico dell’amministrazione labronica. Quando, però, Unicoop del Tirreno pretende di rifarsi una verginità liberale, accreditandosi come campione e garante della concorrenza commerciale in città, compie una vera e propria opera di disinformazione cui ormai non possono credere neppure i più fideisti fra i supporters del vecchio, rimpianto PCI.

Non occorre leggere l’ormai leggendario “Falce e carrello” dell’indomito Caprotti, o rimirare i polverosi ambienti della vecchia filiale FIAT che lo stesso è stato indotto ad acquistare, con vaghe promesse di apertura per poi negare ad Esselunga qualsiasi possibilità di introduzione sul territorio labronico. Né occorre ricordare l’affermazione dei Fremura all’indomani della vendita dell’area Nuovocentro, a prezzo inferiore di un quarto a quello offerto da Esselunga: “Noi a Livorno ci dobbiamo vivere” (affermazione che ovunque avrebbe scatenato i solerti tutori dell’ordine a caccia di infiltrazioni mafiose).

Basti invece l’affermazione di un alto dirigente di Unicoop Firenze, che volendo mantenere, per ovvi motivi, l’anonimato, tuttavia afferma che i suoi colleghi livornesi non hanno capito nulla del vantaggio della grande distribuzione: grande superficie, molte casse, concorrenza fra i vari marchi, questa è la ricetta del successo e del profitto; a Livorno, invece, hanno abbandonato questa ricetta ritrasformando la logica del supermercato in quella del negozietto all’angolo; pur di non far entrare Esselunga occupano ogni e qualsiasi buchetto che si liberi, perfino il negozietto all’angolo della lottizzazione delle cooperative rosse bolognesi in porto; ma la conseguenza inevitabile è che sono l’unica cooperativa di distribuzione ad essere in perdita.

In altre parole, libera concorrenza sì, ma in stile old-soviet.

Comitato Fermare il Declino Livorno

 

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