E’ bene non dimenticare chi sa accompagnare la vita…fino alla soglia dell’oltre…

E’ bene non dimenticare! Questo è il pensiero che desidero esprimere facendomi voce di tutti coloro che vivono la particolare esperienza di chi deve accompagnare un proprio caro negli ultimi giorni di vita.
E’ bene non dimenticare: che la vita che abbiamo la dobbiamo restituire e che il nostro vivere quotidiano è legato agli altri. La nostra società, centrata sul presente, sul benessere, sul successo, sul denaro a tutti i costi, come se dovessimo essere materialmente eterni …. non ama tenere in conto che tutti, prima o poi, dobbiamo fare i conti con la morte e che que-sto mistero di sofferenza e separazione non è, e non deve essere un tabù, ma il corona-mento di una vita vissuta, in qualunque momento sia chiesto di restituire. A qualunque età c’è bisogno di sentirsi accompagnati a varcare la “soglia” non da soli!
E’ bene non dimenticare: che in questi particolari momenti la vicinanza e l’aiuto degli altri sono fondamentali per mantenere quell’equilibrio e serenità che la sofferenza e la morte mettono alla prova.
E’ bene non dimenticare: di chi silenziosamente e senza suonare le trombe, affianca chi si avvia a concludere la sua esistenza, l’Associazione Cure Palliative Livorno.
Nella mia famiglia abbiamo accompagnato mia madre per 17 lunghi anni nella sua malattia, che inesorabilmente ce l’ha portata via poco alla volta, il morbo di Parkinson. L’esperienza della sofferenza di un proprio caro, mette in moto tutti i tentativi possibili per alleviare il male e migliorarne la qualità della vita, e così abbiamo fatto. Arriva però un momento nel quale ci si sente impotenti e incapaci, perché umanamente non è più possibile fare altro che stare vicini, offrire quello che è indispensabile assicurare e fermarsi a contemplare una dimensio-ne della vita nella quale resta solo l’indispensabile: l’amore e niente altro.
Desidero dire grazie ai medici delle cure palliative, agli infermieri agli operatori a tutti coloro che scelgono, anche a costo di grossi sacrifici personali, di non lasciare solo chi sta terminando la propria vita. Grazie di aver accompagnato mia madre e di aver-mi sostenuta ad affrontare la sua morte.
Desidero ricordare, a chi pensa che questo reparto potrebbe anche essere chiuso, che la qualità e la cura che vi si trovano dovrebbero invece essere considerate il fiore all’occhiello di una società che si dichiari civile.
La civiltà di un popolo la si riconosce da come tratta le porzioni più fragili: i bambini. gli anziani e i malati incurabili.
Non dimentico quanto ho ricevuto e soprattutto di “come” l’ho ricevuto e ho una sola parola da dire per concludere: GRAZIE!
Maria Stella Calicchia figlia di Imperia Tompetrini

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