Dopo anni l’Arpat dice che il cattivo odore viene dall’Eni

Dopo una decina di lustri, l’Arpat ha accertato che la nube maleodorante che imperversa nei firmamenti livornesi proviene dalla raffineria Eni. Per la precisione dal sistema di trattamento delle acque interne.Bastava e basta costeggiarla senza ricorrere a particolari modelli matematici per rendersi conto della provenienza delle maleodoranze. Bastava seguire le segnalazioni degli abitanti del Villaggio Emilio, di Stagno e in generale di chiunque rientrasse in città da nord. Bastava e basta avvicinarsi ai quartieri nord, alla zona commerciale di v. Firenze in tutte le stagioni meglio se in assenza di vento, per rintracciare lo stesso odore avvertibile fin dalle stanze del palazzo comunale. Bastava collegare le segnalazioni dei cittadini in zone anche opposte della città confrontandone la similitudine dei sintomi avvertiti: senso di nausea nei casi più lievi, malori negli altri casi. E bastava fare una cronistoria degli eventi riportati dalla stampa risalendo almeno agli anni 70. Quando nel 2012 ottenemmo un’audizione in VI commissione dove fu accolta la nostra proposta di formare una commissione d’inchiesta paritetica, tendente a stabilire una volta per tutte la provenienza della per noi misteriosamente nota fonte odorigena, la promessa non fu mantenuta. Anche se stranamente nei mesi seguenti la nube non si fece sentire. Successivamenente fummo accusati da alcuni consiglieri di voler chiudere la raffineria pur non sospettando di avere questo potere. E nonostante pensassimo che i primi a beneficiare di una bonifica o una riconversione, oltre ai cittadini fosse il personale che ci lavora. A tutt’oggi nonostante le rivelazioni di ARPAT continuiamo a credere che non la provenienza, ma la natura della nube conservi una parte consistente del suo mistero e, azzardiamo l’ipotesi empirica che non sia rintracciabile o non esclusivamente nel sistema di trattamento acque, ma in qualcosa che viene stoccato o bruciato. Nel dubbio continuiamo a respirarla.

Distinti saluti,
Paolo Cascinelli per Vivere Il Centro

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