Riforma della scuola, ecco perché non va
I docenti di scuola primaria del II Circolo Didattico di Livorno, riuniti nel collegio del 20/05/2015, in relazione al Disegno di Legge denominato “Buona Scuola” attualmente in discussione in Parlamento, esprimono profonda preoccupazione per il fatto che il Governo Renzi, nonostante l’adesione massiccia allo sciopero e alle manifestazioni del 5 maggio da parte di tutto il mondo della scuola, voglia imporre al Parlamento l’approvazione della sua riforma della scuola che porterà un pesante peggioramento nella didattica, compromettendo per la Scuola Pubblica la possibilità di svolgere la sua fondamentale funzione formativa ed educativa. Gli aspetti preoccupanti della riforma sono molti e la rendono organicamente sbagliata e da respingere: Il Disegno di Legge non prevede investimenti sufficienti nella Scuola Pubblica, i cui fondi sono stati pesantemente tagliati in tutti questi anni; mentre si stanziano soldi alle Scuole Private, attraverso sgravi fiscali alle famiglie fino a 400 euro per alunno. In sostituzione dei fondi non erogati dallo stato, si prevede il finanziamento delle singole scuole da parte delle imprese (che avranno sgravi fiscali e che potranno determinare la didattica) e da parte delle famiglie con forme quali lo school bonus; il che comporterà una forte differenziazione tra poche scuole con molti fondi e la maggioranza delle scuole senza finanziamenti esterni sufficienti. La riforma prevede un potere arbitrario enorme assegnato al Dirigente Scolastico, che potrà scegliere all’interno di un Albo Territoriale gli insegnanti che lavoreranno nella propria scuola, e i pochi insegnanti “meritevoli” a cui saranno destinati gli aumenti di stipendio, sulla base della valutazione delle loro capacità didattiche; questo andrà a compromettere la libertà di insegnamento stessa e scatenerà una forte competizione tra docenti, minando la cooperazione e la collaborazione che sono invece fondamentali per stimolare la didattica e la creazione di un ambiente di lavoro coeso e positivo. La stabilizzazione dei precari avviene solo per 100.701 di essi (su 300.000 che lavorano attualmente nella scuola), ed è limitata a quelli inseriti in Graduatoria ad Esaurimento e ai vincitori dell’ultimo concorso; e chi sarà assunto sarà obbligato alla mobilità coatta, a fare supplenze brevi su reti di scuole e anche all’insegnamento di “materie affini” su cui non è abilitato e non ha esperienza di insegnamento, con grave danno per la didattica.
Per tutti gli altri precari che lavorano da anni nella scuola (gli abilitati inseriti in 2° fascia, i non abilitati inseriti in 3° fascia e i 1° fascia rimasti esclusi), non è prevista nessuna stabilizzazione e anzi, per coloro che hanno 36 mesi di servizio o li matureranno in seguito, da settembre 2015 scatterà il divieto di svolgere le supplenze come lavoratori a tempo determinato; viene così contraddetto e rovesciato il senso della sentenza europea che chiedeva la stabilizzazione per tutti coloro che avevano 36 mesi di servizio.
Per gli studenti delle scuole superiori, sia dei licei che degli istituti tecnici, si prevedono centinaia di ore di tirocinio gratuito in azienda, sottratti alle ore di insegnamento e senza nessuna garanzia formativa, con il rischio che diventi semplice prestazione gratuita di manodopera.
La riforma interviene in senso peggiorativo – come il vecchio DDL Aprea-Ghizzoni – sugli organi collegiali, riducendo in maniera estrema il ruolo dei lavoratori e rafforzando quello del Dirigente Scolastico e dei soggetti privati, che potranno determinare le scelte didattiche degli istituti. I riferimenti al personale ATA, sono quasi assenti, come se il ruolo di questi lavoratori non fosse essenziale al buon funzionamento degli istituti; questo mentre nella legge di stabilità si prevedono ulteriori tagli del personale ATA e una riduzione ulteriore del personale amministrativo di 2.000 unità, con il rischio di portare al collasso le scuole. Nel disegno di legge si attribuiscono al governo numerose deleghe su materie fondamentali, sottratte alla discussione parlamentare. I docenti di scuola primaria di questo Circolo, esprimono quindi un parere assolutamente negativo relativamente al Disegno di Legge proposto dal Governo Renzi e si uniscono alla richiesta del ritiro immediato del provvedimento. Il Collegio dei Docenti ritiene che altri dovrebbero essere i provvedimenti da adottare per migliorare l’istruzione pubblica statale, in grave difficoltà dopo i tagli molto pesanti subiti in questi anni: un forte investimento nella messa in sicurezza degli edifici e nelle strutture, a partire dai laboratori; l’allargamento dell’organico con la riduzione degli alunni per classe, per un massimo di 25 da ridurre a 20 unità in presenza di alunni con gravi disabilità, l’estensione del tempo pieno; la stabilizzazione di tutti i precari che ne hanno diritto, a partire da quelli con più di 36 mesi di servizio, senza distinzione tra categorie (come richiesto dalla direttiva europea); l’estensione della democrazia col rafforzamento degli organi collegiali.
Per attuare tutto questo il Collegio dei Docenti ritiene che, per rilanciare e riqualificare l’istruzione pubblica statale, occorrano risorse economiche aggiuntive, sottratte in questi anni da tutti i governi( dal ministro Berlinguer ad oggi), per riportare la spesa dell’Italia in istruzione, formazione e ricerca ai livelli della media europea, cioè al 6%, come è espressamente richiesto dalla legge di iniziativa popolare “Per una buona scuola della Repubblica”, attualmente in discussione in Parlamento.
I docenti delle scuole primarie del II° Circolo Didattico A. Benci di Livorno
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