Ciao Osmana, e grazie per quel libro sulla Resistenza
La foto che mi ritrae con Osmana Benetti, scattata gentilmente da Laura Lezza al Palazzo Comunale durate la consegna della Livornina D’Oro, mi rende felice per due motivi.
Il primo. Ho avuto modo di fare un’intervista a Garibaldo e Osmana qualche anno fa, sono rimasta con loro dalla mattina delle nove fino al “tocco”. Una giornata di quelle che restano a fare compagnia nella sezione “ricordi unici”, dire che uscire dalla loro abitazione è stato faticoso è riduttivo, non sarei più andata via!
La coppia dei due partigiani è ricca di storia, aneddoti e curiosità, tanti episodi di umanità e grande coraggio. Ogni tanto ridevamo, le battute dei coniugi mentre si pungono sono il pepe della loro conversazione. Resta una grandezza: loro sono la Storia raccontata dalla loro voce, e questo è un fatto di inestimabile bellezza. Di questo hanno consapevolezza, infatti ancora oggi le loro giornate sono ricche di impegni, soprattutto a favore delle scuole e dei ragazzi, dove sono invitati a fare rivivere il loro vissuto. Mentre raccontavano, scorrevano immagini: in bicicletta da Livorno a Collesalvetti, mentre nascondevano le armi nel Campanile del Duomo…, sempre con lo sguardo alzato nel bel mezzo dell’emergenza.
Il secondo motivo importante della nostra conoscenza è una microstoria personale.
Quando ci siamo lasciati durante quell’intervista, Garibaldo e Osmana mi fecero dono di un libro sulla Resistenza, durante la lettura ho trovato le gesta e il nome di Vittorio Sforzi, il nonno di mia madre. Morto fucilato. Fin da bambina sentivamo parlare di questo grande nonno Vittorio che la sera era chiamato da basso dai fascisti a prendere la sua razione di botte, in una di quelle sere, dalla casa la mia mamma sentì due spari…
Un poco mi vergogno a dirlo, ogni tanto ho pensato che forse la fantasia alimentava la fiction nella memoria di mia madre, tanto era il ricordo sospeso nel vago.
Quando ho letto quel libro, mi è preso un tuffo al cuore: ho trovato l’episodio della staffetta V.S. che percorreva chilometri nella macchia per portare messaggi ai compagni partigiani.
Ho ringraziato e raccontato l’accaduto ad Osmana e Garibaldo la mattina della Livornina D’Oro e la felicità di mia madre dell’importanza di avere riscattato la figura del nonno. Orgogliosi mi hanno fatto una carezza.
Tornando ad Osmana Benetti, l’8 marzo è stato sottolineato dalla viva voce delle sue parole con semplicità, raccontando fatti del dopo guerra. Lei è stata la prima donna Fondatrice di asili per bambini (U.D.I.) Molte donne erano rimaste vedove o bisognose di lavorare, furono messe su tre strutture: alla Stazione, a Montenero ed Ardenza. Ogni mattina lei e le altre volontarie facevano il giro dei commercianti e con il loro aiuto riuscivano a mettere insieme il pranzo, le medicine e l’occorrente per il fabbisogno dei bambini. Inoltre furono istituiti consultori e mense.
“Ero una ragazza, avrei avuto bisogno che gli altri pensassero a me, invece io ho voluto pensare agli altri.”
Lei, in un periodo dove le donne erano riconosciute solo attraverso il focolare domestico, ha lottato con senso civico e politico, una donna che ha saputo tessere con impegno civile l’emancipazione femminile: all’inizio giovanissima, attraverso la Resistenza Attiva Antifascista e continuando per tutta la vita a favore per il diritto del lavoro alle donne e la loro visibilità.
Il ruolo femminile di oggi deve un caloroso grazie a donne come lei, che con generosità e costanza è stata un esempio di giustizia, pace e valori. Garibaldo Benifei e Osmana Benetti sono sempre stati un monumento per la nostra città, un esempio di un grande uomo con accanto una grande donna.
La cerimonia si è conclusa sulle note di “O Partigiano” suonata splendidamente dalla Banda dell’SVS, le tante persone presenti hanno cantato insieme a loro in una giornata di festa.
Stefania D’Echabur
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