Caso Drass: l’Aci Livorno in difesa del diritto alla mobilità e di 150 posti di lavoro
L'Ente concorda con la volontà di migliorare la viabilità nella zona Picchianti-Sorgenti ma solo appoggiando la richiesta di revisione espressa dall'azienda, in difficoltà per colpa di un progetto sbagliato.
Trattandosi di una questione che intreccia lo sviluppo della città con un fattore cruciale ad esso inevitabilmente connesso come quello del miglioramento costante della viabilità, l’Aci Livorno non può esimersi dall’intervenire nell’acceso dibattito pubblico venutosi a creare all’indomani della denuncia a mezzo stampa formulata dai vertici della Drass. L’attività sita in via Magri, peraltro un fiore all’occhiello per il tessuto produttivo-commerciale di casa nostra visto il ruolo di assoluto leader mondiale ricoperto nel settore delle camere iperbariche per immersioni a grande profondità, ha difatti attirato l’attenzione su un progetto ‘scellerato’ . Soltanto in tali termini infatti possiamo definire la programmata realizzazione del sottopasso ferroviario che dovrebbe al contempo comportare la conseguente soppressione del passaggio a livello in via delle Sorgenti ma, soprattutto, il nefasto taglio in due dell’area dove attualmente si trova proprio lo stabilimento Drass. Una soluzione che tecnicamente farebbe diventare impossibile il passaggio di merci e personale da una parte all’altra.
Davanti ad una simile proposta, viene spontaneo chiedersi: possible che non ci sia accorti che si tagliava una proprietà con attività industriale? Possibile che, una volta appurata l’effettiva veridicità del problema e oltretutto al cospetto di una ragionevole e ponderata controproposta formulata dalla controparte, non si possa correggere l’errore? Cosa ci sarà mai di grave nel porre in essere una variante ad una variante urbanistica? Se si è aspettato tanto per realizzare il progetto, in fondo un’ulteriore attesa finalizzata al raggiungimento di un obiettivo ‘nobile’ come la salvaguardia di tanti posti di lavoro, non costituirebbe una così poi grande tragedia. E siamo sicuri che tale scelta verrebbe ben metabolizzata anche dagli utenti della strada, in primis i lavoratori delle attività limitrofe ed i residenti del quartiere che sono i primi fruitori abituati a patire quotidianamente il disagio portato dalla frequente chiusura dell”incriminato’ passaggio a livello’. Probabilmente, alla base del rifiuto del citato controprogetto, sussiste allora soltanto la paura di fare una figuraccia. Ma in ogni caso, a questo punto, qualsiasi decisione si prenda sulla questione, l’Amministrazione Comunale non può uscire senza danni d’immagine.
Non ci troviamo difatti in un’area vasta e selvaggia, priva di stanziamenti umani e dove per questo motivo si può senza problemi progettare il progettabile esclusivamente andando ‘a braccio’. Al contrario, la zona industriale del Picchianti è caratterizzata dal fatto di essere morofologicamente ristretta e contraddistinta da insediamenti civili ed industriali che si trovano in strettissima convivenza. Possible allora che i tecnici incaricati della progettazione non abbiano controllato ‘a monte’? Ci troviamo forse nella situazione che si verificò ai tempi della divisione di Berlino con il famigerato muro, quando sulla carta venne tirata una retta e nel concreto furono drammaticamente divisi anche gli stessi appartamenti?
Possibile che si mettano a rischio ben 150 posti di lavoro per una svista più o meno macroscopica? Come AC Livorno, ci sentiamo di appoggiare la causa portata alla luce dai titolari dell’azienda Drass. E, con amara ironia, suggeriamo loro di trasferire l’attività imprenditoriale all’estero, abbandonando una città tanto miope da non rendersi conto della già grave situazione economica nella quale si trova a versare da un bel po’ di tempo a questa parte.
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