Cari studenti, apprezzate gli anni a scuola. Qui imparate a crescere
Le Forbici, 6 Giugno 2014, ultimo giorno di scuola.
Questo è il giorno che poche persone dimenticano, che tutti portano nel cuore per un motivo o per un altro. Eh si, perché quando inizi sei svogliato, annoiato, preferiresti startene a letto a poltrire come un vegetale, ed è giusto così. Non ti rendi conto che sei all’inizio di una meravigliosa avventura.
Entri in quell’aula dai muri scritti, spesso con qualche crepa, quei banchi con una storia alle spalle. Vedi tante facce nuove e generalmente la tua attenzione si concentra su un paio di esse, dopo averle attentamente scrutate tutte, si intende. Le osservi, cerchi di capire chi possa essere simpatico, gentile, chi ha già fatto gruppo magari perché veniva dalla stessa scuola media, eppure dovrai cercare di farteli piacere tutti perché dovrai passarci i prossimi 5 anni della tua vita.
Entra poi l’insegnante, se maschio generalmente parte con un atteggiamento severo, ma poi si rivelerà un pacioccone. Ricordo il primo insegnante delle scuole superiori che ho visto. Vestito elegante, con il viso buono ma l’aria seria e in quel momento, tu che sei un bambino, hai paura anche delle zanzare.
Se femmina la cosa cambia. O subito severa, e tale rimane, o subito dolce e disponibile. Ovviamente tutti questi diversi atteggiamenti sono da annullare per l’ultimo anno nel quale si scoprono lati degli insegnati totalmente sconvolgenti.
Comunque, ti guarda, fa l’appello, ti chiede informazioni tipo “Da quale scuola provieni?” oppure “Perché hai scelto questa scuola?” e te ingenuamente rispondi “Mi piace la cucina”. Vorrei vedere, riproponendo quella domanda a un ragazzo di quinta se la risposta è sempre la stessa.. io non credo proprio. Perché si sa, la scuola superiore si sceglie a 13/14 anni e a quell’età hai mestieri in testa quali l’astronauta o il veterinario, più o meno.
Quella giornata comunque volge al termine, ma non è la fine del mondo, ne avrai parecchie da passare così.
Passano i mesi, le vacanze, le interrogazioni, le verifiche, i rapporti perché fai casino. La sigaretta tra un ora e l’altra, il caffè alla macchinetta o la cioccolata calda d’inverno, l’omino che riempie i distributori dell’acqua che mai avrà un nome. Le bidelle che ti urlano di andare in classe e poi ti fanno l’occhiolino, le ore di servizio tra la farina e le uova, le botte al maledetto marchingegno che fa incastrare lo snack nella macchinetta. Passano gli anni.
Credo che questa scuola, l’alberghiero, abbia il record per il maggior numero di litigate. Studenti con studenti, studenti con professori, ma il top è professori con professori. Inoltre, è ormai risaputo che per insegnare all’alberghiero la caratteristica principale richiesta sia l’essere pazzi. I professori dell’alberghiero sono i migliori, ti fanno da insegnanti, genitori, confidenti, amici, psicologi, preti, dittatori, fratelli. Non parliamo poi degli alunni.. uno peggio dell’altro! Gente assurda ha varcato queste soglie, ha girovagato per questi corridoi. Matti di ogni genere, ma non temete, tutti i migliori sono matti.
Insomma, ragazzi e ragazze, che possiate godervi questi anni perché poi non tornano più. Che possiate piangere per un 6 a matematica, incazzarvi per un rapporto, andare al mare nelle ore di buco. Studiate, fatevi nuovi amici e nuovi nemici, innamoratevi, fate una marea di cazzate che ora potete. Non programmate il futuro, vivete alla giornata. Non rimpiangete il presente, ricordatelo come qualcosa che vi ha plasmato fino a quelli che siete oggi.
Ricordate sempre, che la scuola, per quanto noiosa possa essere, è il posto nel quale crescete, imparate a vivere, a emozionarvi, a gestirvi. Quando arriverete a questo giorno in cui sono arrivato io, l’ultimo giorno dell’ultimo anno, vi ritorneranno in mente tutte le cose che avete fatto, tutti i giorni trascorsi tra quelle 4 mura, tutte le facce viste, tutte le emozioni provate, e sarà allora che capirete ciò che sto cercando di dirvi. Non si torna indietro, godetevela perché una volta finita, vi renderete conto che non era poi così male..anzi.
Uno, nessuno e centomila studenti.
Tommaso Arena
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