Camera (di Commercio) con vista
Il mondo cooperativo, di ogni colore, costituisce una importante realtà del panorama economico del paese. E’ una forza positiva, sia a livello generale che locale, la cui particolarità dovrebbe essere quella di associare all’aspetto produttivo l’attenzione al sociale. Diciamo “dovrebbe” perché al crescere delle dimensioni alcuni hanno trovato conveniente sostituire la parola “sociale” con un’altra, cioè “profitto”. Per fare un esempio, la potentissima Unicoop Tirreno non si è fatta problemi nel mettere in mobilità oltre 250 persone in Campania nel 2013, non certo nel nome del “sociale”. Unicoop è legata alla IGD (Immobiliare Grande Distribuzione), che ha realizzato l’insediamento di Porta a Terra e sta lavorando al Nuovo Centro e alla Porta a Mare (senza contare La Rosa e Coteto). E’ quasi inutile notare che ad altri soggetti tale possibilità non è stata neppure lontanamente concessa (un nome a caso, Esselunga). Noi di Progetto per Livorno vorremmo però che la parola “profitto” si associasse sempre ad un’altra, cioè “concorrenza”. Guarda caso, analisi indipendenti (Altroconsumo, 2013) riportano che a Livorno il prezzo medio dei generi alimentari è più alto di circa un 6% rispetto alla vicina Pisa (dove la concorrenza esiste). Ogni volta che vanno a fare la spesa di generi alimentari, i livornesi sono quindi tenuti a versare una “tassa sul quasi-monopolio”. C’è dell’altro, però. Da quel che leggiamo dalle cronache, viene ormai dato per scontato che un rappresentate di quel potente consesso diventerà il prossimo Presidente della Camera di Commercio. Chiariamo che non abbiamo nulla contro la grande distribuzione, cooperativa o meno che sia, poiché fuori da ogni ipocrisia riteniamo che essa sia un naturale elemento del panorama commerciale, però ci sembra che eleggere a capo della rappresentanza istituzionale delle categorie produttive una persona che si può metaforicamente definire come il “serial killer del piccolo commercio livornese” sia un poco esagerato. Inoltre il fatto che le categorie livornesi eleggano in un ruolo di garanzia un rappresentante del soggetto più forte sulla piazza ci appare come se le galline affidassero alla volpe la vigilanza del pollaio, o i tre porcellini andassero a convivere con il lupo. Soprattutto ci pare che questa nomina sia la chiara indicazione che a Livorno c’è di fatto un unico soggetto che può operare e tutti gli altri, se vogliono sopravvivere, devono mettersi sotto la sua potente ala, come pesci pilota che si affollano intorno allo squalo per cibarsi dei suoi avanzi. Ci appare quindi come il segnale dell’avvenuta conquista del territorio, il piantare la bandierina sulla mappa per dire “è nostro”. Noi di Progetto per Livorno non abbiamo interessi da difendere, se non quelli dei cittadini. Nello strano e pressoché completo silenzio da parte delle altre forze politiche, diciamo allora che non vorremmo che Livorno diventasse il terreno di pascolo per chi sta in cima alla “catena alimentare”.
Cristiano Toncelli
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