Buongiorno Livorno: fermiamo la privatizzazione della sanità
Giovedì 3 marzo abbiamo avuto occasione di ascoltare dalla voce dell’assessore regionale alla sanità, Stefania Saccardi, le linee di intervento sanitario applicate nella nuova legge. L’occasione era l’avvio degli stati generali della sanità da parte del Partito Democratico. Descriviamo brevemente la situazione attuale delle ASL, per coloro che fra leggi, referendum e canguri vari potrebbero aver perso il filo: l’approvazione della nuova legge sanitaria n. 83, modifica della vecchia legge 40, ha spazzato via la possibilità di referendum, con una decisione di un rapidamente rinnovato collegio di garanzia. La Regione ha abolito le vecchie ASL, riducendole a tre aree vaste (di cui, nella legge 83, mancano perfino gli ambiti territoriali). I nuovi tre maxidirettori e un direttore di progettazione ristruttureranno, razionalizzando, il servizio sanitario. Attraverso il comitato referendario, sindacati e cittadini hanno posto all’attenzione le problematicità del riordino, legate ad aspetti strutturali (ospedali piccoli e centri nascita destinati alla chiusura), e alle risorse (persistente blocco del turn over, tagli lineari, incapacità del rispetto delle norme europee sui turni di riposo), inascoltati dall’amministrazione.
Intervistata da Monestier l’assessore regionale ha confermato che la regione procede, senza tentennamenti o dubbi, verso una sinergia sempre più stretta con il privato, nella convinzione che questa sia la strada giusta da percorrere per migliorare la situazione. Saccardi esalta la collaborazione con il terziario e porta come esempio il servizio ambulanze, gestito interamente dalle associazioni. Occorre che sottolineiamo la distanza fra la gestione di un numero di emergenza e quella relativa a interi settori della diagnostica e della chirurgia. Cedere al privato, in convenzione, settori della sanità pubblica, è una scelta amministrativa forte e necessita di un dibattito politico che fino ad ora non c’è stato. Ricordiamo che la discussione non ha avuto nessun sviluppo in Consiglio Regionale, e Enrico Rossi ha imposto il progetto qualificandolo come imprescindibile dal suo mandato nei confronti di tutti i toscani, nonostante la smentita delle 55mila firme raccolte nel giro di poche settimane contro gli accorpamenti.
Scendendo nel concreto, accorceranno le liste di attesa non assumendo più personale e rendendo più efficiente lo sfruttamento delle strutture pubbliche, ma dirottando la richiesta su enti privati. Cosa che peraltro sta succedendo da anni, grazie ai ticket toscani, i più alti d’Italia, che sostengono gran parte del bilancio sanitario.
La scelta dell’amministrazione regionale è chiara e non la condividiamo. Le misure di razionalizzazione sono una realtà da affrontare, ma non è accettabile che lo si faccia a prescindere dai bisogni e dai diritti sanitari delle persone. Come non è possibile, secondo noi, avviare un processo di riordino sensato senza ascoltare le parti coinvolte, in primis i cittadini e i lavoratori. Seppure in un contesto aziendale, le erogazioni sanitarie sono diverse da un prodotto commerciale, e il cittadino non è solo un “fruitore” di servizio e quindi “cliente”. La situazione di stress in cui gli operatori sanitari lavorano da anni, in seguito al blocco del turn over, l’esternalizzazione dei servizi e l’applicazione forzata dell’intensità di cura, incide profondamente sulla qualità del servizio, che è sottoposto a richieste pressanti da parte di una popolazione incapace, sempre più spesso, di corrispondere al pagamento dei ticket imposti.
#BuongiornoLivorno ha aderito alla nuova raccolta firme del comitato regionale, che propone un quesito relativo all’art. 34bis della nuova legge, dove si trasformano le precedenti sperimentazioni con soggetti privati in convenzioni, da approvare nel giro di 30 giorni in Consiglio Regionale.
Gruppo sanità #BuongiornoLivorno
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