Buongiorno Livorno: rifugiati, servono politiche diverse sul territorio
Come ormai da tempo le cronache locali sono dominate da notizie relative ai rifugiati.
È il turno della vicenda dell’ex complesso Atleti a Ardenza, scelto come struttura di accoglienza per un numero ad oggi imprecisato (potrebbero arrivare a un numero massimo di 80 persone). La Prefettura di Livorno avrebbe infatti deciso di trasferire qui i migranti che ad oggi si trovano in Venezia, presso l’edificio del Sant’Anna, gestito da “In Opera”.
Le preoccupazioni dei residenti in questo caso sono accompagnate da un certo “smarrimento”, palesato dal Sindaco di Livorno, che ha dichiarato di ignorare la decisione della Prefettura e di aver appreso la notizia solo dai media.
A conferma che il percorso complessivo di accoglienza e di assistenza di rifugiati è tutt’altro che virtuoso, in Toscana come nel resto d’Italia. Ci troviamo davanti a scelte calate dall’alto, che prevedono centri di permanenza con numeri rilevanti, a discapito di interazioni con il territorio e realtà più piccole e a minor impatto sociale. Il tutto è affidato ai soli prefetti, liberi di fare e disfare senza coinvolgere nemmeno il primo cittadino.
Lasciano molti dubbi anche i criteri e le scelte di affidamento alle realtà che partecipano ai bandi della Prefettura per la gestione di questi migranti: in questo caso la struttura dell’ex Atleti, di proprietà privata, è stata data in affitto a una neonata società di Campiglia Marittima, attiva alla Camera di Commercio di Livorno dall’aprile 2016. Dal curriculum dei titolari dell’azienda non emergono professionalità e competenze specifiche nel settore dell’accoglienza e della convivenza; da anni gestiscono agriturismi e pacchetti turistici, e solo in tempi recenti hanno deciso di creare il ramo aziendale dedicato ai profughi e rifugiati. A conferma del fatto che la questione rifugiati, a distanza di anni, è ancora solo ed esclusivamente inserita in logiche e percorsi emergenziali che spesso si inseriscono nelle spirali del business e degli affari facili.
Emergono invece, sfogliando la stampa, episodi in cui la cooperativa Xenia, strettamente collegata ad uno dei due soci della CG srl, che ha un contratto di convenzione con la prefettura, è stata in passato coinvolta in contestazioni da parte dei comuni di Treviso e Suvereto, proprio riguardo a progetti di accoglienza profughi.
Ci sembra andare invece nella giusta direzione la proposta che l’Unione Inquilini avanza da oltre un anno, e che ad oggi non è stata accolta dalla Giunta di Livorno: attraverso una convenzione col Ministero dell’Interno, il Comune di Livorno potrebbe offrire la possibilità, sul modello di altri Comuni (pensiamo a Milano e a diverse città del nord Europa), alle famiglie certificate dalle Autorità competenti e iscritte a un albo comunale, di ospitare i rifugiati in cambio della quota di rimborso previsto dallo Stato per il soggiorno e il vitto (€34 al giorno per migrante attraverso fondi ad hoc e non dai bilanci degli enti locali).
Sarebbe una buona prospettiva per favorire percorsi diffusi e capillari di interazione e di accoglienza, assieme al lavoro e alle prestazioni dei mediatori culturali e delle varie realtà e associazioni già attive e per avviare corsi di formazione, creare impieghi in lavori socialmente utili e di impegno civile. Non ci sembra da sottovalutare inoltre la possibilità di far ottenere a qualche famiglia livornese un contributo economico in cambio dell’ospitalità. Con queste modalità i fondi europei previsti per l’accoglienza sarebbero distribuiti sul territorio ed entrerebbero a far parte della nostra economia, mentre adesso vengono veicolate verso aziende spesso itineranti e dal passato poco chiaro. La questione dei profughi e rifugiati non è più una questione emergenziale: è un dato strutturale del nostro mondo globale, che ogni territorio deve affrontare con responsabilità e massima attenzione al tessuto sociale nella sua interezza.
Direttivo #BuongiornoLivorno
Riproduzione riservata ©