Buongiorno Livorno: noi siamo 141
Il 5 maggio 2010 è stata presentata dalla Procura della Repubblica di Livorno e accolta dal gip di Livorno la richiesta di archiviazione in merito al nuovo processo richiesto dai figli del comandante Chessa. Questo atto formale, che i giudici motivano affermando che “ le ricostruzioni proposte dai Chessa sono risultate fantasiose e non rispondenti in alcun modo alla veridicità dei fatti ormai ampiamente ricostruiti”, mette la parola fine alla storia processuale.
Una parola ricorrente nella tragedia del Moby Prince è “nebbia”; ha grande importanza quando non c’è, come nei minuti in cui la tragedia ha inizio, e anche quando c’è, almeno metaforicamente, pensando agli innumerevoli ostacoli incontrati lungo il cammino verso una ricostruzione completa e univoca dei fatti accaduti, nel caso dei depistaggi, delle manomissioni operate anche da emissari dell’armatore, come dimostrato dagli atti processuali.
Moby Prince, rada del porto di Livorno: 140 persone morte, senza sapere il perché ancora dopo ventiquattro anni. Nessuno ha pagato per questa terribile strage. Nessuno si è assunto la responsabilità dei ritardi dei soccorsi, della loro palese inefficienza e della altrettanto palese mancanza di coordinamento degli stessi.
Non si trattava di una spedizione per terre inesplorate, in condizioni estreme, foriera di rischi incalcolabili. Quelle persone erano salite su un traghetto di linea, si apprestavano a compiere un viaggio non qualitativamente diverso da quello che possiamo compiere una mattina qualunque scendendo di casa e montando su un autobus o su una metropolitana per spostarci in relazione alle nostre attività più comuni, Quelle persone facevano una cosa banale. Prendevano un traghetto. Molte di quelle persone lo facevano per lavoro, e sono morte sul lavoro.
Il mondo è molto diverso da quel 10 aprile 1991. Davanti ai nostri occhi sono passate immagini atroci, a volte insostenibili. Le Torri Gemelle, le infinite guerre in Africa, l’Iraq, l’Afghanistan. Abbiamo visto uccidere in nome di dei, di affari, di ideologie. La nostra soglia di sopportazione si è inevitabilmente alzata, la Rete ha uniformato i linguaggi e convogliato una quantità di informazioni che ha finito per offuscarne la comprensione. I contenitori dell’informazione televisiva appiattiscono la realtà e tutto assume un significato nebuloso. Riecco la nebbia.
Molti familiari delle 140 vittime si ritrovano una volta all’anno a Livorno per commemorare la tragedia: vengono da molte parti d’Italia. Essi si sono raccolti in due associazioni che, una volta divise, da alcuni anni hanno trovato un terreno comune di azione. Quattro anni fa venne realizzato un bellissimo progetto filmico, “Vent’anni.Storia privata del Moby Prince”, da parte di Francesco Sanna, un coraggioso filmaker. Il documentario, a cui seguì la realizzazione di un libro altrettanto bello e struggente (Verità privata del Moby Prince), contribuì al riavvicinamento delle due associazioni presiedute da Loris Rispoli (“140”) e Angelo Chessa.(“10 Aprile”). Dal 2013 l’appuntamento del 10 Aprile a Livorno è diventato comune alle due associazioni. Nel nostro Paese occorre agire politicamente, costituirsi in associazione, per sperare di vedere garantiti diritti che la Costituzione dichiara essere fondamentali, come la giustizia.
La città di Livorno, come spesso ed efficacemente ha osservato Loris Rispoli, sembra aver inglobato il ricordo di queste 140 vittime come un enorme blob ingoia tutto ciò che incontra sul suo cammino. Siamo riusciti a inglobare anche il dolore inestinguibile dei familiari di questi 140 morti e a neutralizzarne gli effetti sulle nostre vite. Non basta a spazzare questo torpore, come l’impetuoso libeccio spazza il lungomare, la banale constatazione che su quella nave potevamo esserci tutti, potevano esserci nostri familiari. Gli appuntamenti di ogni 10 Aprile sono vissuti con tranquilla indifferenza dai cittadini livornesi. E’ la constatazione amara di un fatto dolorosamente evidente.
#BuongiornoLivorno è al fianco dei familiari delle 140 vittime del Moby Prince, morte senza un perché in rada a Livorno la sera del 10 Aprile 1991. Ventiquattro anni fa. Invitiamo tutta la cittadinanza a stringersi attorno a loro, partecipando alle iniziative che si svolgeranno in città il 10 Aprile prossimo.
Ivano Pozzi – Direttivo #BuongiornoLivorno
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