Buongiorno Livorno…e la chiamano riforma sanitaria

Qualcuno si stupì quando a novembre 2015 il comitato promotore del referendum sulla sanità si fece fotografare davanti al portone della regione con numerosi trolley rossi. Erano i trolley contenenti tutte le firme raccolte per indire il referendum ed abrogare la legge sugli accorpamenti delle ASL targata Rossi-Saccardi. Lo stupore fu legato al fatto che in pochissime settimane le persone si impegnarono nella raccolta così intensamente da raggiungere la quota 55mila molto tempo prima dei sei mesi messi a disposizione della legge.
Ma alla fine non c’è da stupirsi più di tanto quando si tratta di difendere la sanità pubblica.

La foto del presidente del comitato,Giuseppe Ricci, davanti alla regione con i trolley è particolare per un preciso motivo: non lo volevano far entrare.

Ripercorrendo velocemente gli ultimi mesi, partendo proprio da come l’amministrazione regionale ha gestito la questione degli accorpamenti e delle firme, ci si rende conto di come tutto il processo referendario sia stato gestito in modalità poco trasparente e tesa comunque ad imporre la scelta del PD su quella che chiamano la “riforma sanitaria”.

A partire da quel novembre in cui, appellandosi ad una richiesta insolita (la mattina stessa venne detto al comitato che la consegna delle firme andava concordata con il collegio di garanzia, e la ricezione necessitava di un appuntamento), tentarono in tutti i modi di non far entrare le firme nel palazzo. Furono i consiglieri regionali delle opposizioni a correre in aiuto al comitato, accollandosi un raccoglitore a testa e portandoli fisicamente nella sala stampa.

Questo atteggiamento di tenace chiusura ad una messa in discussione degli accorpamenti è andato poi avanti con la verifica delle firme, che non riescono poi a vedere la luce fuori dagli uffici, nonostante i ripetuti solleciti via mail di molti attivisti del comitato e le rassicurazioni a voce del presidente del consiglio Giani.

Nel frattempo, ed è cosa nota, la legge n.28 sugli accorpamenti venne poi abrogata dal PD in consiglio regionale, spostando gli articoli necessari al riordino in una vecchia legge, la n.40, per poi approvare la nuova legge n.83, contenente di fatto le linee politiche tracciate nella 28 (gli accorpamenti, appunto).
In occasione della discussione in consiglio di dicembre, durante cinque giorni e due notti con gli interventi delle opposizioni a stimolare una discussione ed impedire il voto, le forze politiche del comitato si presentarono per strada in una pacifica protesta, per ricordare alla regione le 55mila firme in attesa del via libera. Fu un corteo di tanti colori, in difesa della sanità pubblica, composto da cittadini e operatori, ma venne tenuto fuori dal palazzo con le forze dell’ordine in tenuta antisommossa. Nonostante le forti tensioni, il PD riuscì poi a votare la nuova legge, in vista delle nomine ai dirigenti delle aree vaste previste per gennaio. L’ostruzionismo delle opposizioni venne ampiamente scavalcato con lo stralcio di interi articoli della legge, solo per fare in modo di arrivare all’approvazione. Il risultato di questa operazione si è tradotto poi con un testo sconclusionato (tanto da aver bisogno di un nuovo preambolo, riscritto dopo il voto) e con carenze significative che è diventato legge. Tra le varie carenze c’era proprio la mancanza degli ambiti territoriali, fondamentali nell’istituzione delle tre macro-Asl.

A fronte di tutto questo però il comitato promotore non si ferma, e chiede al collegio di garanzia (appena nominato) la riformulazione del quesito, che aveva come oggetto gli accorpamenti spostati ora nella nuova legge. Di poche ore fa la notizia che purtroppo l’esito della consultazione è negativo.
Oggi alle 15,30 il comitato si riunisce in via Cavour, a Firenze, ancora una volta, per riflettere sulla situazione e di un eventuale ricorso al Tar. La legge n.83 è un pasticcio elaborato nella fretta, ma soprattutto non è di facile decifrazione, al fine di tenere in piedi dal punto giuridico il quesito originale.
Di fatto, non possiamo che prendere atto della nuova politica regionale del PD, che non indietreggia e si rifiuta di discutere con i cittadini la politica sanitaria, la quale rappresenta oltre l’80% del bilancio toscano. Le macro aziende diventeranno organi dai bilanci giganteschi e con una direzione accentrata in poche persone nominate dalla regione. Nessuna risposta concreta sui bisogni reali, come le liste di attesa o sui servizi insufficienti. Le risposte del PD sono le razionalizzazioni e i tagli, con “riforme” sfornate in tutta fretta a distanza di pochi mesi.
Le 55mila firme però sono state verificate (oltre 40mila sono valide) e in questi mesi il comitato ha presentato nei tempi validi tutta la documentazione necessaria per mettere in discussione gli accorpamenti di Rossi ed andare verso consultazione popolare. Ma oggi la Toscana sembra essere la terra della “riforme” veloci e dei referendum impossibili.

#BuongiornoLivorno, Gruppo Sanità

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