Buongiorno Livorno. “Direttore del Goldoni, perché niente bando pubblico?”
Livorno è una città particolare. Straordinaria per alcuni versi e per altri purtroppo capace di incarnare in tutte le sue manifestazioni le dinamiche della “provincia”; peccato che la “provincia” tra virgolette non è solo un’indicazione geografica ma è l’Italia tutta, nelle pratiche ma ormai – e purtroppo – nello stato d’animo. La cultura non può essere e non è il campo più urgente per la nostra città, perché prima vengono le questioni primarie come la casa, il lavoro, la salute, il benessere a 360° del cittadino, e sicuramente l’amministrazione si trova a dover contrastare uno dei momenti più difficili della nostra storia comune. Ma proprio per questo motivo la cultura più che il fanalino di coda poteva essere una luce, anche piccola magari debole ma che fosse segno di un percorso nuovo e diverso. Diverso dal passato, diverso dalle aspettative negative proprie di questa vita di “provincia” che ci rende senza possibilità di replica dei cittadini condannati, condannati a subire solo un susseguirsi di atti scaturiti dalla messa in atto del potere e non da un percorso costruito – sicuramente con fatica- da tante e tante persone che in questa città ci credono, hanno investito e continuano ad investire energie, tempo, progetti e speranza. La carica di Direttore Generale della Fondazione Goldoni era attesa in silenzio. Era attesa perché importante, perché doveva e soprattutto poteva essere un punto di svolta per la storia della città tutta, perché delinea di fatto un percorso che toccherà inevitabilmente la vita di molti cittadini. Non della maggioranza, non avrebbe cambiato la vita di nessuno certo, non avrebbe reso la città nuova e fiorente, ma era importante. Anzi è importante. E’ importante proprio perché segno del percorso che ad oggi ci sta delineando l’amministrazione. Quindi nessun bando, nessuna modalità in netta rottura col passato, lontano da logiche non trasparenti, nessuna “buona pratica”, nessuna novità insomma. La “provincia” imporrebbe riflessioni più taglienti, che scalderebbero gli animi, che metterebbero queste parole a servizio di una persona più che di un’altra. Di un Direttore piuttosto che un altro. Ma il Direttore Generale della Fondazione Goldoni adesso è Marco Leone, e di fatto è una persona. E’ un professionista, è stato scelto e presentato -anche se non ancora nominato ufficialmente- dalla Vice Sindaco come una persona di fiducia e scelto per i suoi meriti professionali e per la sua esperienza nel campo della progettazione europea. Quindi per affrancarsi dalla “provincia” ci si deve sforzare di non pensare ai rapporti personali del Sindaco con il nuovo Direttore del Goldoni. Il passato -lo ricordiamo bene- non è poi così tanto lontano, le cariche istituzionali o simili erano distribuite dal PD come vere e proprie investiture nobiliari, ad personam, dove non importava la competenza ma la funzionalità della persona in relazione ai poteri che muovevano la città. Ma adesso dopo solo un anno vediamo agire semplicemente solo e sempre lo stesso potere che cambia fisionomia. Ma adesso è in discussione la modalità, non la persona di Marco Leone. Perché se ci fosse stato un bando pubblico, con una richiesta di competenze, con descritte le modalità operative, un progetto sulla città, oltre ovviamente il curriculum, magari dopo tutte le trafile burocratiche che un bando avrebbe imposto se sempre oggi fosse stata annunciata la nomina di Marco Leone nessuno si sentirebbe così “provinciale”. Perché il percorso che si intravede ad oggi è quello di far restare la città tutta a servizio di una ormai sfibrante realtà chiusa in se stessa: chi è a favore, chi è contro concorrono ormai al solito siparietto che di cultura ha solo il nomignolo. Chi ha a cuore questa città vorrebbe scelte coraggiose nelle pratiche, nelle modalità, nella visione che un futuro diverso è possibile, perché le persone sono a servizio delle idee, non il contrario, e le idee a servizio della città. La responsabilità di aver scelto questa modalità ricade sull’amministrazione tutta, non solo sul Sindaco. E’ legittimo quindi – non potendo fare altro – chiedere PERCHE’ non è stata valutata la possibilità di un bando pubblico. COME è stata fatta la scelta. QUANTI e QUALI altri curricula erano pervenuti per questa carica. E’ legittimo chiedere. E’ legittimo chiedersi quanto un professionista di Cecina sia davvero super partes nelle dinamiche cittadine. Perché banalmente e questa volta senza virgolette, Cecina è davvero in provincia di Livorno.
Laboratorio Cultura BuongiornoLivorno
Riproduzione riservata ©