Anpi, lettera aperta al giudice Antonio Perrone

Domenica 8 marzo sembrava una bella giornata, un bel sole primaverile, vento secco di tramontana, la cerimonia di consegna della Livornina d’Oro a Osmana Benetti, donna antifascista che ha dedicato la sua vita prima alla lotta al fascismo, poi alla ricostruzione della vita materiale e culturale di una città distrutta dalla guerra ed ancora alla divulgazione fra le giovani generazione dei valori della democrazia, della Costituzione Repubblicana e dell’antifascismo.
Quindi quale miglior contesto questa città poteva avere per festeggiare l’otto marzo festa della Donna?

Invece ci siamo svegliati con la  notizia sulla sentenza del Tribunale di Livorno che assolve per il saluto romano i quattro ultras del Verona perché “il fatto non costituisce reato”. I quattro erano stati fotografati e denunciati dalla DIGOS durante la partita con il Livorno il 3 dicembre 2011.

Come si fa a dire che “il fatto non costituisce reato” su un gesto, il saluto romano, che evoca gli anni più bui della vita italiana?

Sotto quel segno si è costruita una delle dittature, il fascismo, tra le più feroci del secolo scorso.

Il fascismo è stato un regime che ha distrutto la coscienza dell’Italia, che con le leggi fascistissime ha manipolato, indottrinato le giovani generazioni, coloro che si opponevano sono stati bastonati, licenziati, imprigionati, mandati al confino.

Le loro famiglie sono state oggetto di discriminazioni e vessazioni continue.

Il regime  ha fatto credere che si poteva aspirare ad un posto al sole con le  conquiste coloniali, ed ha utilizzato armi chimiche sui civili compiendo immani genocidi.

Sotto quel saluto si è fatto credere che eravamo una razza superiore emanando le leggi razziali con il risultato dell’esclusione di migliaia di cittadini italiani di religione ebraica, i Testimoni di Geova,  gli omosessuali, i nomadi di etnia  Rom e  Sinti, gli antifascisti ed oppositori al regime, dalla vita attiva del paese e successivamente la loro deportazione nei campi di sterminio nazisti.

Sotto quel segno il fascismo ha arringato le piazze per scendere in guerra a fianco dei loro omonimi nazisti, utilizzatori del medesimo saluto, mandando al sacrificio milioni di giovani italiani in Francia, in Africa orientale, in Russia, in Grecia, nei Balcani.

Dopo l’otto settembre quei militari, sparsi nell’Europa in guerra, che non aderirono alla repubblica sociale furono imprigionati nei campi di concentramento tedeschi e subirono atroci sevizie e torture.

Nell’Italia occupata dai tedeschi il fascismo fu servo del nazismo e scatenò una delle più cruente guerre civili.

Sotto quel segno si consumarono atroci genocidi di civili inermi, la Toscana è stata una delle regioni più colpite dalla furia nazifascista.

Poi la guerra è finita, chi aveva combattuto per la Libertà ci ha consegnato il diritto di voto universale, ed i nostri padri hanno scelto la Repubblica , ci hanno consegnato la Carta Costituzionale, il patto costitutivo fra gli Italiani, una Costituzione Repubblicana, democratica, antifascista.

Quel saluto aberrante ha però continuato a imperversare, e sotto quel segno ignobile si sono state perpetrate orrende stragi a partire da Piazza Fontana, Peteano, Piazza della Loggia, Italicus, Stazione di Bologna, ed altre ancora; sono stati assassinati Magistrati e servitori dello Stato, vecchi gerarchi del fascismo hanno tentato colpi di stato.

Ecco Signor Giudice perché non comprendo la sua sentenza “il fatto non costituisce reato”.

Leggerò attentamente le sue motivazioni, ma la invito a leggersi altrettanto attentamente la storia di questa nostra Italia, perché dagli organi dello Stato io mi aspetto coerenza con i valori fondanti della nostra Repubblica democratica e antifascista, e non sentenze pilatesche, ignave, indifferenti “ai valori fondanti della nostra democrazia” .
Cordiali saluti

Gino Niccolai – Presidente ANPI Provinciale Livorno

Livorno li 9/03/2015

 

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