Alfio Baldi: ecco perché serve un nuovo ospedale

E’ assai strano che Nogarin, candidato a Sindaco per il Movimento 5 Stelle, accusi Ruggeri candidato a Sindaco per la coalizione di sinistra, di “palese continuità con il passato rispetto a scelte come il nuovo ospedale”.
E ci mancherebbe altro che non ci fosse continuità su una scelta confermata da un referendum, dopo la pubblicazione del bando di gara, dopo che il nuovo ospedale è stato inserito nel programma del Sindaco di Collesalvetti, Lorenzo Bacci, eletto con il 65% dei voti al primo turno, Comune che fa parte della Zona socio-sanitaria Livorno – Collesalvetti – Capraia.
Punto e a capo significa anche rispettare i comuni del sistema zonale, previsto per legge, significa completare le opere iniziate e programmate.
Punto e a capo significa anche, che di fronte alla crisi che produce disagio e sfiducia nel Paese, tocca alla politica non lasciar sola la gente, offrire soluzioni concrete. E questa dell’ospedale è una soluzione concreta per la qualità della vita dei cittadini.
La Regione Toscana prevede che gli Ospedali presenti nei Capoluoghi di Provincia, quando non sono più in grado di rispondere alla moderne esigenze di assistenza ospedaliera, non si riqualificano ma si realizzano ex novo delocalizzandoli. Noi crediamo che la realizzazione del nuovo ospedale e la ridefinizione delle strutture sociosanitarie della città e della zona Livorno -Collesalvetti e Capraia siano un fatto epocale. Ma il punto vero è che l’unico ospedale strutturalmente anteguerra rimasto in Toscana è quello di Livorno.

Il nuovo ospedale pensato e organizzato per intensità di cura, non è solo una novità logistica e organizzativa per l’Azienda, al fine anche di un risparmio, perché no, ma è soprattutto un rapporto assistenziale, senza barriere verso altre strutture dell’Azienda con pazienti che passano da un livello assistenziale all’altro, nel giro di pochi giorni, in base all’intensità clinicamente richiesta, con riconversione dell’offerta di servizi ove necessitano.
Oggi spesso nessuno è responsabile di tutta l’erogazione, dall’inizio alla fine della malattia del paziente. Nessuno “vede” tutta la catena dell’erogazione del servizio al malato, dall’inizio alla fine, tranne il malato stesso. La nuova figura del tutor, previsto in questa nuova organizzazione, garante dell’appropriatezza del percorso è un requisito molto sentito dal paziente.
L’Ospedale non è più dunque l’unico erogatore di prestazioni sanitarie e il tema dell’intensità di cura pone l’attenzione sull’offerta dei servizi di una rete territoriale di tipo socio sanitario che in molte situazioni necessita ancora di consolidarsi e di essere verificato nelle quantità e nella gestione. Anche questo è un punto e a capo.

L’Ospedale di Comunità per esempio risponde alla necessità di affrontare nel modo più appropriato ed efficace quei problemi di salute di solito risolvibili a domicilio ma che, in particolari pazienti, in condizioni di particolare fragilità sociale e sanitaria (pazienti molto anziani o soli, affetti da più malattie che si scompensano facilmente, ecc.) richiedono di essere assistiti in un ambiente sanitario protetto. Se il “classico” ricovero ospedaliero in un reparto di medicina risulta eccessivo rispetto alle condizioni cliniche del paziente, che pur bisognoso di assistenza non è comunque grave, il medico curante può ricorrere all’Ospedale di Comunità. In questo contesto, la responsabilità clinica e la gestione complessiva del paziente spettano al medico di medicina generale che assume così un ruolo di assoluta centralità nel percorso clinico del paziente.

La terza gamba del sistema sanitario sono le cure primarie
L’area delle cure primarie, in quanto riguardante i bisogni di salute di primo impatto, fortemente correlata con aspetti sociali, è quella più interessata ad adottare i principi dell’welfare comunitario.
L’welfare comunitario non deve riprodurre in scala ridotta il modello ospedaliero, sviluppato per dare risposte all’acuzie e sostanzialmente improntato sulla medicina di attesa, al contrario del sistema di cure primarie il cui lavoro è improntato verso “progetti di vita”, che vanno oltre il mero mantenimento. Se vogliamo andare in questa direzione occorre anche in sanità occuparci di progetti di vita, di qualità della vita e dei care giver, riconoscendoli tutti in quanto persone. Anche questo è un punto e a capo.
Punto e a capo significa anche “ripensare il territorio”, perché vogliamo spostare l’attenzione dalla cura alla prevenzione, se vogliamo riorganizzare e potenziare le strutture alternative alla ospedalizzazione, se vogliamo seguire il paziente in maniera continuativa all’interno della comunità in cui vive.
Il nuovo ospedale ha un senso perchè si inquadra in questa riorganizzazione. La gente ha confermato di averci capiti a Collesalvetti e lo confermerà anche a Livorno votando Marco Ruggeri Sindaco.

Alfio Baldi

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