Aci: urge una distribuzione dei proventi delle multe per finanziare investimenti sulla strada

Il famigerato ‘Street Control’ colpisce ancora. Prendiamo spunto dai primi bilanci riportati dai media locali, a qualche mese dall’avvio dell’utilizzo del nuovo strumento da parte della Polizia Municipale, per formulare alcune riflessioni su una tecnologia indiscutibilmente utile per facilitare lo svolgimento della quotidiana attività di controllo oltre che preziosa come deterrente per scoraggiare le eventuali violazioni del Codice della Strada. Eppure, lo stesso sistema si rivela controproducente qualora venga applicato in maniera indiscriminata, senza quei criteri di logica e buon senso che, a volte, dovrebbero invece coincidere con una tolleranza, pur anche soltanto relativa e parziale, dell’infrazione.

Reinvestire sulla strada. Se da un lato questa sorta di ‘pesca a strascico’ delle multe è stata adottata anche da molti altri Comuni d’Italia anche perché validata di recente dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, dall’altro teniamo a ricordare che in parallelo per le Istituzioni locali esistono anche dei doveri da rispettare in materia di re-investimento dei fondi derivanti dal pagamento di queste multe. “Stiamo predisponendo uno schema di decreto col Ministero dell’Interno per favorire e rendere più stringenti la rendicontazione dell’ammontare complessivo dei proventi”: parola dello stesso Ministro Graziano Delrio, interrogato in Parlamento nel corso del tradizionale ‘Question Time’ in merito alla destinazione dei proventi delle multe legati alle violazioni del codice della strada. Un gettito che a livello locale era già alto in precedenza, con i numeri della Municipale labronica che raccontavano di una media di 124mila multe l’anno, pari ad un totale di circa otto milioni e mezzo di euro. Un fondo che, nell’era post Street Control, è quindi destinato ad aumentare ulteriormente. Nelle casse di Palazzo Civico, a metà marzo scorso e dopo appena due mesi dall’entrata in funzione della strumentazione, si contavano già 1300 contravvenzioni: un dato in linea con quanto fatto registrare anche da Pisa e Firenze, altre due città toscane che hanno fatto da apripista all’uso del nuovo apparecchio. Tali sanzioni non possono però trasformarsi in una scorciatoia agevole per far quadrare i bilanci comunali.

Segnaletica da rivedere. Come emerso anche in occasione dei lavori dell’ultima Conferenza nazionale del traffico e della Circolazione, l’incremento delle sanzioni per infrazioni (+21% negli ultimi sei anni) e la battuta di arresto della riduzione delle vittime della strada (-0,6% nel 2014 rispetto al 2013, a fronte di un complessivo -52% dal 2000) misurano il calo d’interesse degli automobilisti verso l’insieme di norme che regolano la mobilità, al quale va aggiunta la diffusa inosservanza delle Amministrazioni locali dell’articolo 208 del CdS, secondo il quale almeno il 50% dei proventi delle multe deve essere reinvestito a favore della mobilità. Anche nelle operazioni di rinnovo e di aggiornamento costante di una segnaletica che, lungo molte strade urbane, appare vetusta. E Livorno non è certo esente da tale fenomeno.  Si veda ad esempio la cartellonistica verticale non più minimamente leggibile all’altezza di Barriera Roma, arrivando all’incrocio con l’Aurelia da viale Nazario Sauro. Oppure, se non contraddittoria, una segnaletica in molti casi quanto meno lacunosa.

Urge trasparenza. Mentre attendiamo che i lavori del Senato sulla riforma del Codice della Strada subiscano un’accelerata e diventi finalmente legge l’obbligo di rendicontazione, con conseguenti meccanismi sanzionatori per gli enti locali inadempienti, sarebbe auspicabile che il Comune di Livorno precorresse i tempi delle lungaggini legislative romane e si adeguasse in autonomia al corretto criterio di massima trasparenza amministrativa.

Franco Pardini 
Presidente Automobile Club Livorno 

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