“8 Marzo”, non solo festa ma anche politiche di genere nei nostri ospedali

In qualità di Donna e di Direttore della UO Ostetricia e Ginecologia di Livorno, oggi più che mai, sorge spontanea una riflessione su come aiutare le donne a conciliare il loro ruolo di lavoratrici e professioniste con quello socialmente indispensabile di madri.

Il lavoro della donna è importante per l’organizzazione quanto quello dell’uomo. Quando la lavoratrice è assente, la sua mancanza pesa nell’organizzazione quanto l’assenza di un lavoratore uomo. Il contributo lavorativo di una donna è quindi indispensabile per l’organizzazione e la sua assenza prolungata nel tempo non può che ritorcersi negativamente sul lavoro prodotto. Per un’assenza programmata e prolungata della lavoratrice, come quella per gravidanza, è importante quindi provvedere in tempo alla sua sostituzione.

Una mancata sostituzione non solo può essere visto come una sottostima del valore lavorativo della donna, ma spingerla involontariamente ad identificarsi in lavoratori di serie B ed a dirigere le proprie energie in ambito familiare. Da qui la l’opportunità di affermare il principio che la gravidanza e il puerperio siano eventi fisiologici normali e che conciliarli con l’attività lavorativa è auspicabile e possibile, fermo restando il rispetto delle condizioni a tutela della madre e del nascituro.

Per questo ritengo utile un impegno non solo nella sostituzione della lavoratrice in gravidanza durante il periodo di congedo obbligatorio, ma anche nella promozione di servizi che aiutino la lavoratrice divenuta madre a conciliare la cura dei propri figli con una piena partecipazione all’attività lavorativa. L’istituzione, ad esempio, di asili nido interni per le lavoratrici, aperti anche alla cittadinanza, magari in collaborazione con l’assessorato cittadino del sociale, aiuterebbe a promuovere la partecipazione alla vita lavorativa della neo-mamma, senza la necessità di interrompere precocemente allattamento e cure ai propri figli.

Sono convinta che le donne che hanno avuto la possibilità di raggiungere ruoli di dirigenza, debbano a maggior ragione impegnarsi per facilitare alle altre donne la partecipazione a pieno titolo alla dimensione lavorativa e per rimuovere quegli ostacoli di genere che vi si frappongono e che anche loro hanno incontrato sulla propria strada, come durante una gravidanza o per la cura dei propri figli.
Angela Citernesi
Direttore UO Ostetricia e Ginecologia, Livorno
Responsabile Area Ostetrico Ginecologica ex ASL 6

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