Gestione dell’acqua. La beffa dell’azionariato popolare
A chi aveva gioito per l’elezione di un pentastellato a sindaco di Livorno è arrivata la delusione e la fregatura. Chi aveva pensato che il sindaco M5S Filippo Nogarin avrebbe dato una mano ai comitati per l’acqua per far rispettare il risultato referendario, si trova drammaticamente deluso.Nogarin in 15 mesi di amministrazione non solo non ha mosso un dito in AIT, Conferenza territoriale e ASA per condurre le discussioni e le scelte in direzione della ripubblicizzazione del servizio idrico, ma neppure ha fatto ciò che era in suo potere come sindaco della 3° città più popolosa della Toscana, che detiene il 36,55% delle azioni ASA, ovvero oltre la metà di quelle pubbliche. Avrebbe dovuto deliberare nell’ATO il divieto di distacco o di cessione dell’erogazione del servizio idrico ai cittadini morosi incolpevoli, perché il comportamento di ASA è disumano, incivile, e manchevole di fronte a tutte le risoluzioni mondiali, sia dell’ONU (nel 2010) sia del Parlamento Europeo che, proprio in questi giorni, ha ribadito l’obbligo del rispetto del diritto all’acqua per tutti. Avrebbe potuto presentare, far discutere e approvare la delibera che imponesse ad ASA la restituzione delle quote in tariffa relative alla depurazione, quote che erano da restituire per legge in quanto indebitamente percepite per un servizio non erogato. Con il peso della sua quota di azioni poteva farlo e non lo ha fatto, benché più volte sollecitato in tal senso dal Forum Toscano dell’Acqua. Poteva presentare , far discutere e approvare la delibera che imponesse ad ASA la sostituzione dei Km di acquedotto in cemento-amianto letali per la salute dei cittadini. Poteva farlo per le stesse ragioni già citate, ma non l’ha fatto. Poteva avviare nel suo territorio la ripubblicizzazione del servizio idrico invece di prendere in giro i cittadini giocando con le parole e confondendoli con una decisione politica dall’apparenza democratica, ma neoliberista nella sostanza. Infatti annuncia l’unione con GAIA, che è un’azienda totalmente pubblica nella forma, ma fortemente indebitata in quanto Società per Azioni, a cui vuole accorpare ASA rendendole una Società per Azioni popolare; con azioni che varrebbero 1 € da vendersi ai cittadini e alle cooperative amiche di una certa compagine politica. E il tranello sta proprio qui perché quando si fa una SpA chiunque può comprare azioni e….. rivenderle a chi gli pare! E di fatto resta in piedi una società di diritto privato il cui obiettivo rimane il profitto che ricordiamo i referendum aveva eliminato, ma come al solito fatta la legge trovato l’inganno. Così avverrebbe per le azioni del servizio idrico: all’inizio le comprerebbero i cittadini al prezzo di 1 euro, ma poi sarebbero i medesimi cittadini, quando lo volessero, a rivenderle al miglior offerente. Possiamo immaginare facilmente chi voglia impossessarsi di un gran numero di quelle azioni, per poterci lucrare a piacimento negli anni e nei decenni futuri! L’Acqua è un Bene Comune solo se nessuno ci può lucrare. Fuori dal mercato e quindi fuori dall’idea di azioni speculative in borsa. Con l’acqua non si deve fare soldi. Si deve solo garantire un servizio per tutti e in pareggio di bilancio.
Forum Toscano Movimenti per l’Acqua
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