In via Provinciale Pisana aperta la nuova Casa Famiglia

Come tutte le storie belle, cominciamo dalla fine. Domenica scorsa è stata ufficialmente inaugurata la Casa famiglia Ce.I.S. dei Tre Ponti. Il nome potrebbe trarre in inganno. La struttura, che per diversi anni ha operato in via Civinini in Banditella, ha conservato il riferimento dei Tre Ponti ma ora si è trasferita in via Provinciale Pisana 418, nel quartiere Corea. Un bell’edificio completamente ristrutturato dalla diocesi, con due appartamenti, adiacente alla cappella di Santo Stefano, una delle più antiche della città. Sarà qui che ora i volontari del Ce.I.S. insieme a don Gigi Zoppi svolgeranno il loro servizio in favore delle persone in gravi difficoltà di ordine sociale e di salute, soprattutto immigrati e profughi, singoli e famiglie, con figli di tutte le età.
Alla Santa Messa, che ha aperto una grande giornata di festa con tantissima gente, oltre a don Gigi erano presenti don Armando Zappolini, presidente del CNCA (Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza, una federazione che consocia oltre mille realtà presenti sul territorio nazionale), don Giorgio Eschini, parroco di Nostra Signora di Fatima di Corea, don Gino Franchi, parroco della Seton ed il diacono Fulvio Falleni. Monsignor Simone Giusti ha portato il suo saluto a nome di tutta la diocesi ricordando come la nuova struttura sarà un punto di riferimento importante per il prezioso e delicato servizio che andrà a svolgere.
Ma per chi non lo sapesse ancora, cos’è il Ce.I.S. e cosa ha fatto e sta facendo? A questa domanda ha risposto, in maniera semplice, don Gigi durante l’omelia della festa di Cristo Re, partendo dall’insegnamento evangelico che il potere è servizio. E di servizio per gli altri, in particolare gli ultimi e i più bisognosi, ne ha fatto parecchio il Ce.I.S. (Centro Italiano di solidarietà) dal 1977, anno di fondazione, ad oggi. Zero soldi, tanto coraggio e un gruppo di amici pronto a calarsi in un’avventura faticosa, all’apparenza impossibile, ma che sarebbe diventata fantastica.
Le prime esperienze, le prime radici,  furono con i ragazzi legati alla tossicodipendenza e al disagio. Il luogo, Salviano, il sostegno del vescovo di allora monsignor Alberto Ablondi ed il sensibile aiuto del parroco don Emilio Trotta, in stretta collaborazione con gli operatori dei servizi pubblici e delle circoscrizioni, che sorgevano proprio in quel tempo. Nel 1990 nasce la realtà dei Tre Ponti, per accogliere e prendersi cura dei malati di Aids in stato terminale, privi di assistenza familiare. Insieme a loro sono stati accolti anche i giovani in reinserimento sociale dopo la comunità terapeutica per tossicodipendenze. La forma è quella della casa famiglia, per un numero limitato di persone. I ragazzi vengono accolti, aiutati e quando poi “mettono le ali” devono spiccare il volo, andare via, inserirsi nella vita e nella società.

Le altre comunità del Ce.I.S. sono a Valle Benedetta, a Parrana San Martino, a Calambrone, a Stagno, in via del Seminario, in via Pellegrini. A Salviano nasce “Todo Modo”, un centro di aggregazione giovanile. Sono migliaia i giovani accolti in queste comunità in quasi 40 anni di lavoro, ed in prevalenza toscani. Tanti sono riusciti a farcela. La maggior parte rimette le ali e riprende il volo. Altri purtroppo no. Dal 2000 il Ce.I.S. Tre Ponti cambia finalità perché cambiano le richieste.  Le accoglienze si rivolgono agli immigrati, ai giovani in grave disagio sociale e che non possono essere assistiti dall’ente pubblico, come singoli o come nuclei familiari. Lo spirito, però, non cambia, resta quello della famiglia e della piena e totale gratuità. Le risorse economiche sono a carico dei soci volontari, dei sostenitori e della provvidenza. Già, la provvidenza. Don Gigi, da buon salesiano, fa spesso riferimento a questa parola, secondo l’insegnamento di don Bosco. La provvidenza si manifesta attraverso le donazioni, il 5×1000 delle denunce dei redditi, le piccole, piccolissime generosità che messe insieme aiutano ad andare avanti. E riscaldano il cuore così come le testimonianze di chi è passato attraverso l’esperienza del Ce.I.S. e ce l’ha fatta. Ha rimesso le ali, è tornato a volare. Qualche lacrima scende giù, l’emozione è forte ma è bello rendersi conto e capire che la bella storia continua.

articolo tratto dal quotidiano online della Diocesi (clicca qui)

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