Porto. Buongiorno Livorno: sui bacini serve chiarezza

Il comitato portuale dello scorso 8 ottobre ha discusso su un tema che in realtà era già stato deciso e programmato più di 10 anni fa.
La destinazione del comparto bacini del Porto di Livorno è stata stabilita infatti subito dopo la dismissione del Cantiere “Luigi Orlando”, quando si scelse di trasformare l’area del cantiere nella Porta a Mare, da area produttiva ed occupazionale ad area di speculazione edilizia da un lato (un agglomerato di case e fondi commerciali che dopo la loro costruzione non daranno lavoro a nessuno, salvo una bella rendita a chi le ha realizzate) e di cantieristica di lusso dall’altra. Un’operazione mal gestita (forse volontariamente) dall’amministrazione cittadina che non ha portato quei risvolti economici e sociali che tanto furono sbandierati.
Non c’è stato alcun investimento sulla riconversione degli operai e sulla cultura di una nuova professionalità nella cantieristica da diporto ultra specializzata, non c’è stato alcun controllo sulla trasformazione urbanistica dell’area che andava sottraendo spazi vitali per lo sfruttamento degli adiacenti bacini e che da un punto di vista ambientale ne comprometteva la coesistenza con le aree produttive, non c’è stata una visione complessiva per il bene e il futuro di un comparto economico che potenzialmente aveva ed avrebbe potuto essere ancora oggi una fonte di reddito per migliaia di livornesi.
Con questi presupposti si è dato il via al lunghissimo iter amministrativo del nuovo Piano Regolatore Portuale sul quale pare che non sia più possibile intervenire oggi, poiché rimetterne in discussione alcune parti rilevanti porterebbe ad un inevitabile ulteriore ritardo del processo di approvazione, cosa che il porto di Livorno forse non si può permettere.
Il destino del comparto bacini e delle riparazioni navali sembra ormai chiaro, avallato anche dal no categorico del comitato portuale alla richiesta di estendere il bando di gara anche alle riparazioni delle grandi navi.
Così come è successo per la vicenda della porto 2000 sembra che i giochi siano già stati fatti e che non si possa, forse, poter invertire la tendenza suicida del nostro territorio ormai depauperato sempre di più da ogni possibile nuovo mercato.
Senza voler in questa sede dare colpe o puntare il dito contro qualcuno possiamo però farci delle domande legittime per contribuire ad analizzare quanto sta avvenendo.
In primo luogo: perché si è permesso alla società Azimut di non effettuare le necessarie manutenzioni che oggi costeranno milioni di euro a chi vincerà il bando di gara? Non dimentichiamo che il bacino è un bene pubblico, su cui sono state spese già nel passato enormi risorse che a causa dell’incuria del concessionario e della mancanza di controlli sono state vanificate. Perché non si discute anche di questo nel comitato portuale?
Il mercato delle riparazioni delle sole navi di piccole e medie dimensioni sarà sufficiente a bilanciare l’investimento economico per società pulite e veramente interessate a questo tipo di mercato? E quel contraddittorio quarto punto indicato per la formulazione del bando, dove è stabilito che “le attività industriali svolte nel bene assentito in concessione non dovranno pregiudicare la futura riconversione del bacino in muratura alle attività di riparazione anche delle navi di grande dimensione”, non sarà uno specchietto per le allodole per chi sarà costretto ad investire oggi per poi non poter mai allargare il proprio mercato domani?

Gruppo Porto e Direttivo Buongiorno Livorno
 
 

Riproduzione riservata ©