140 studenti realizzano i “robot verdi”
di letizia
Centoquaranta studenti di tre scuole superiori livornesi (“Enriques”,“Cecioni”,“Galilei”) hanno dato forma e costruito creativamente dei veri e propri robot green (cioè con un’applicazione ecologica). Robot che comandano pannelli solari mobili in grado di intercettare gli spostamenti della luce. Robot spazzini in grado di fare anche la raccolta differenziata delle “cicche” di sigarette, altri robot capaci di riconoscere colori e sistemarli in tasselli e quindi applicabili a numerose funzioni ambientali e non…
E’ questo l’esito molto concreto e visibile (e sicuramente utile nell’attuale e futuro corso di studi), del progetto “Robotica educativa”, gestito dall’Istituto di Biorobotica della Scuola Superiore Sant’Anna e finalizzato alla diffusione della robotica educativa quale metodo di apprendimento.
Un percorso, durato 5 mesi, promosso dall’amministrazione comunale in collaborazione con l’Istituto di Biorobotica della Scuola Sant’Anna di Pisa e della Camera di Commercio di Livorno che hanno finanziato il progetto e che ha impegnato i ragazzi per 50 ore di lezione. “Come assessore al Lavoro- ha affermato Darya Majidi – sono contenta che questo progetto abbia portato a un risultato tangibile, uno dei nostri obiettivi era quello di ‘iniettare’ nei giovani la consapevolezza che il futuro è anche nelle loro mani. Questo che si è aperto è l’ultimo mese di legislatura, spero però che la collaborazione tra Comune e Sant’Anna continui anche nei prossimi anni”.
“Abbiamo formato non solo ragazzi, – ha detto Paolo Dario, direttore dell’Istituto di Biorobotica, di cui negli scorsi mesi era stata caldeggiata la candidatura a sindaco – ma coloro che abiteranno gli edifici del futuro. Nei prossimi anni assisteremo a un grande cambiamento degli schemi tradizionali e il nostro obiettivo, come Sant’Anna e amministrazione era di formare degli innovatori. Livorno ha bisogno di innovatori, e per far questo non si poteva non partire dai ragazzi”. Un settore, quello della robotica, ancora poco conosciuto in Italia, ma che invece negli altri paesi è in grande sviluppo, basti dire soltanto che il settimanale inglese The Economist ha dedicato alla robotica un numero speciale e che in Corea del sud è stato creato un programma appoggiato dal governo, che prevede l’utilizzo dei robot come ausilio alla didattica. “Per me questa era la prima esperienza di insegnamento diretto, – ha spiegato l’Ingegner Giacomo Santerini, ricercatore della Scuola Sant’Anna e coordinatore del progetto- da quest’esperienza ho tratto molto, tra me e i ragazzi c’ è stato un continuo scambio di stimoli, che mi è servito anche a migliorare me stesso”. Anche per i docenti e gli studenti dell’Enriques, dell’Iti e del Cecioni, in tutto hanno partecipato sei classi, due per ogni istituto, era il primo approccio con un mondo nuovo. “Fin da subito abbiamo raccolto la ‘sfida’ con entusiasmo- ha raccontato Ersilio Castorina, insegnante di matematica e fisica nelle classi seconde del Liceo Enriques – nonostante all’inizio avessimo incontrato delle difficoltà siamo riusciti lo stesso a divertirci e creare il nostro differenziatore: un robottino che riesce a distinguere e dividere i tasselli a seconda del colore”. Anche per gli alunni delle classi prime dell’indirizzo scienze applicate del Liceo Cecioni è stata un’esperienza positiva, “Gli studenti per portare avanti il progetto sono venuti anche in orario extrascolastico,- ha dichiarato Luca Bracci, docente di matematica e fisica- la costruzione del robottino, usando il kit Lego Mindstorms, a pannelli solari mobili in grado di intercettare gli spostamenti della luce, ha permesso di sollecitare ai ragazzi capacità che in orario normale non vengono stimolate”.
Gli alunni delle classi terze dell’Iti dovevano costruire un piccolo robot ‘green’ che servisse a fare la raccolta differenziata delle “cicche” di sigarette e delle lattine. “La robotica è già stata affrontata nel nostro programma di studio, – ha detto Cristina Tani, insegnante di Informatica- tuttavia i ragazzi hanno potuto apprendere anche come risolvere problemi pratici, per esempio correggendo la programmazione o la struttura del robot nel caso si fosse dimostrata inadeguata”.
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