Ex Caserma Occupata: no alla chiusura al pubblico del consiglio comunale
Questa mattina si è discussa in consiglio comunale l’ipotesi della chiusura permanente, dello stesso, al pubblico, alla città. L’episodio contestato, la goccia che farebbe traboccare il vaso sarebbe la recente irruzione fatta da chi abita in occupazioni, a causa della prolungata condizione di grave disagio abitativo. Dato che l’argomento da sempre addotto in queste situazioni per criticare chi contesta è “il rispetto delle istituzioni”, intendiamo entrare nei meriti di questa questione. Il concetto di democrazia è importante. In generale sta a significare “potere del popolo” e sopra di esso si sprecano le pagine di letteratura. Tra queste pagine spesso troviamo prospettive ed idee opposte, in contraddizione. Più che di “democrazia” sarebbe opportuno parlare di “democrazie”. Diffidiamo di principio di chi copre le proprie azioni rivendicando “il rispetto della democrazia” spacciando la propria visione della democrazia come se fosse la sola ad esistere. Suona come il discorso religioso più fanatico: ognuno crede di avere ragione. Il discorso costruito nei secoli intorno alla democrazia è però un discorso razionale, non religioso. Non siamo nel campo della fede ma in quello della ragione. Dunque chi parla in maniera fanatica di democrazia è ingenuo oppure ha cognizione di causa e quindi è retorico, poco onesto. Usa un argomento di facile presa, commerciale e comodo. Che sia forse questo l’atteggiamento di chi vorrebbe chiudere il consiglio comunale al pubblico? Che si voglia solo nascondere le contraddizioni sociali, polvere che va sotto il tappeto? L’episodio contestato in verità concerne un diritto, quello al dissenso. Le pratiche scelte poi da chi decide di dissentire sono legate all’esasperazione delle famiglie, ormai da troppo tempo ignorate da chi gestisce le politiche abitative. Dopo anni di chiusura istituzionale nei loro confronti la loro fiducia verso il sistema, ovviamente, è venuta meno. Chi chiude le porte del consiglio quindi deve assumersi la responsabilità della difesa di un sistema democratico cittadino autistico. Chi si impegna in questa “crociata” è colpevole verso la città, a causa del suo atteggiamento di chiusura, specie in una fase in cui i cittadini chiedono maggiore sovranità e partecipazione. Di certo è una scelta che fa capire chi abbia un blocco di potere e di interessi da difendere, chi sia reazionario insomma e chi invece guardi verso il futuro, il progresso ed il miglioramento delle proprie condizioni.
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