Lo sfogo di un padre sul caro biglietti: Coni, Uisp e assessore a Quilivorno.it: incontro con le società per trovare un prezzo tollerabile
Coni: il problema esiste ed è dovuto in parte alla crisi. Bettini: nell'incontro discuteremo la questione. Il lettore: perché non una offerta libera o una quota di 1/1,5 euro a persona?
La lettera di sfogo di un padre riguardo il costo troppo elevato del biglietto di ingresso ai campi di calcio per assistere alle partite del figlio portata alla ribalta da Quilivorno.it ha aperto un caso trovando le pronte (e per questo li ringraziamo) risposte dell’assessore allo sport, Maurizio Bettini, e del presidente del Coni Livorno, Giovanni Giannone. Qui sotto potete leggere le due risposte al lettore che, in sintesi, spiega: “5 euro sono troppi. Io non dico che non dovremmo elargire qualcosa alla società sportiva che organizza la partita, ma che almeno sia equa ed accessibile a tutti, perché non fare una sorta di offerta libera”. E se il Coni dice che il problema esiste ed è in parte legato alla crisi, l’assessore annuncia: “Ho chiesto, oggi 3 gennaio, al dirigente dell’Ufficio Sport di convocare tutti i presidenti delle associazioni calcistiche per riflettere e discutere, tutti insieme, al fine di trovare una soluzione che sia migliorativa e che tenga il prezzo del biglietto entro margini tollerabili”.
La lettera-sfogo del padre – Buongiorno e buon anno a tutti , colgo l’occasione di questo nuovo anno per scrivere queste due parole di sfogo ed indignazione verso qualcosa che sicuramente potrebbe e potrà essere migliorata.
Sono padre di tre figli e tutti e tre fanno sport (l’uno diverso da l’altro). Uno dei tre ha iniziato a fare calcio (lo ha fatto anche quello maggiore per 6 anni e la storia era la stessa), è classe 2007 e il sabato e la domenica scende in campo per andarsi a divertire con i suo Compagni, ed è proprio qua che nasce la mia indignazione, per andare a vedere quei pochi minuti di gioco ricreativo del bambino noi genitori dobbiamo sborsare 5 euro a testa. Pensate che prima di Natale appunto, nel torneo di Natale organizzato da una società sportiva, parlando con alcuni genitori ho scoperto che una famiglia aveva speso 30 euro in quanto mamma , babbo e i rispettivi nonni avevano voluto partecipare e vedere il propri o figlio e nipote divertirsi, Io non dico che non dovremmo elargire qualcosa alla società sportiva che organizza la partita, ma che almeno sia equa ed accessibile a tutti, perché non fare una sorta di offerta libera, oppure una quota di 1/1,5 euro a persona, forse in questo modo noi genitori saremmo più contenti e meno stufi di portare il bambino a divertirsi, vorrei ricordare a tutti che viviamo tutti nel solito mondo e i soldi sono sempre meno per tutti.
Questa vuole essere una lettera di richiamo all’attenzione alle istituzioni (C.O.N.I , F.I.G.C., U.I.S.P, ecc.) che dovrebbero vigilare su questo e dovrebbero prendere il coraggio di far cessare questa ingiusta, a mio avviso, tassa che dobbiamo pagare tutti i sabati e domenica. Sicuramente questo mio sfogo non sarà accolto da tutti, ma lo sarà sicuramente da molti, propongo un gesto di protesta da attutare su tutti i campi alla ripresa del “campionato”: portiamo i nostri figli al campo consegniamoli agli allenatori ed attendiamo fuori il termine delle partite! Forse in questo modo qualcuno si accorgerebbe che ci siamo stufati di questa situazione, pensate che per andare a vedere una partita di serie A allo stadio necessitano 14 euro.
Giancarlo Canigiani
La risposta di Maurizio Bettini, assessore allo sport del Comune – Caro Direttore, ho letto la lettera del sig. Giancarlo, il suo “sfogo” sulla questione della bigliettazione. Pagare salato per vedere la partita di calcio del figlio. Una lettera pacata, seria, da considerare con molta attenzione. Bisogna dire subito che il pagamento di un biglietto, chiesto dalle associazioni calcistiche, non è in contrasto con le norme che regolano la concessione dei campi alle suddette società da parte dell’Amministrazione Comunale. Bisogna inoltre ricordare che le società – in questi tempi di crisi – affrontano molte difficoltà economiche. Tariffe per servizi, costi di gestione, acquisto di beni sempre più cari. I presidenti me lo ricordano sempre nei nostri incontri. E talvolta le società non riscuotono o riscuotono in ritardo le quote, poichè giustamente non si può vessare su quelle famiglie che sono in particolare difficoltà. Come non si può, del resto, discriminare i bambini, i cui padri o madri hanno purtroppo perso il lavoro. Questo lo considero un giusto comportamento da parte delle società calcistiche. Dal canto loro le associazioni calcistiche giustificano, anche alla Amministrazione comunale, la bigliettazione come strumento per stare nel pareggio del bilancio e il reimpiego nelle attività.
Bisogna inoltre ricordare quello che è il ruolo della Amministrazione Comunale. L’Amministrazione svolge un compito di controllo sui bilanci delle società, dove tali introiti sono riportati e contribuisce economicamente al sostentamento delle associazioni. Bisogna dire poi che, in genere, il contributo medio erogato dal Comune è il doppio del canone medio che il Comune stesso chiede alle associazioni calcistiche per la concessione dei campi. Questo perchè c’è una rilevante valenza sociale, educativa, sportiva nella attività che svolgono i bambini nel calcio come negli altri sport. Per questo l’Amministrazione la sostiene convintamente.
Tuttavia, nella lettera del Sig. Carlo c’è un contenuto di verità e di realismo che non può essere sottovalutato o messo da parte. Per questa ragione ho chiesto, oggi 3 gennaio, al dirigente dell’Ufficio Sport di convocare tutti i presidenti delle associazioni calcistiche per riflettere e discutere, tutti insieme, al fine di trovare una soluzione che sia migliorativa e che tenga il prezzo del biglietto entro margini tollerabili.
La risposta di Giovanni Giannone, presidente del Coni Livorno – Abbiamo letto in queste ore la lettera inviata da un genitore circa il biglietto di ingresso alle partite di calcio del settore giovanile e il “richiamo” alle Istituzioni Sportive. Prima di tutto intendo chiarire che essendo genitore sono passato anch’io da questa, ormai, consolidata usanza che vige nel campo del calcio a livello giovanile una usanza nata da diversi anni orsono.
Premesso ciò, prima di tutto, desidero entrare nel merito di alcuni aspetti che potrebbero trarre in inganno o suscitare inutili polemiche. Il CONI è la massima espressione del mondo dello sport ed è come mi piace definirla la “federazione delle federazioni”; all’interno del CONI ci sono tutte le federazioni sportive, gli Enti di Promozione Sportiva, le discipline associate ed altri enti che hanno una loro piena autonomia gestionale ed amministrativa entro i limiti consentite dalle normative di riferimento. Le Federazioni a sua volta sono formate dalle Società che eleggono i propri dirigenti federali. Detto ciò bisogna prima di tutto chiarire che ogni Società è libera di agire all’interno della propria autonomia come meglio crede e comunque all’interno delle norme sportive. Il problema legato al pagamento del biglietto è un problema che si trascina da tempo che in qualche momento sembrava di possibile soluzione ma la situazione economica complessiva, Società Sportive comprese, ha inevitabilmente ritardato ogni possibile intervento. I costi di gestione degli impianti sportivi e dell’attività in generale sono esorbitanti ed oramai molte Società sono in una difficile crisi, motivo per cui cercano in ogni modo di farsi aiutare dai loro frequentatori. Bisogna altresì, per onere di cronaca, fare presente che l’incasso dalla vendita dei biglietti non è tutto utile per le casse sociali in quanto avendo una regolare gestione amministrativa una parte viene versata nelle casse dell’erario.
Comunque a prescindere da tutto riconosciamo che questo è un problema, uno dei tanti che attanaglia il mondo dello sport sul quale esiste già un tavolo tecnico formato dalla Federazione Calcio, dal CONI e dalle Società Sportive al fine di addivenire ad una soluzione che soddisfi tutte le parti coinvolte tenendo comunque fermo che l’obiettivo primario è quello di fare svolgere una sana attività sportiva, con istruttori preparati, in un ambiente idoneo alla crescita culturale e sportiva dei nostri giovani in una attività che oggi rappresenta un punto di riferimento importante di socializzazione e di impegno extra scolastico a prescindere dai risultati tecnici ed agonistici.
Riterrei importante, e ringrazio i tanti commenti, stabilire punti di incontro e di discussione su questi “veri” problemi perché il CONI con le Sue federazioni e Società deve essere in grado di ascoltare e recepire i messaggi costruttivi che provengono da più parti, nella speranza di un mondo sportivo sempre migliore, noi ci mettiamo la faccia e la volontà, gli altri ci aiutino con consigli che sono sempre molto graditi. Il CONI è e rimane a disposizione di tutti, le porte sono sempre aperte per ogni richiesta e/o chiarimento. A presto.
La risposta di Michele Barzagli, presidente Uisp Livorno – Volevo cercare di contribuire a quella lettera scritta dal sig. Giancarlo Canigiani riguardante il biglietto di entrata nelle partite di calcio minori. Purtroppo dobbiamo dire che queste considerazioni vengono fatte stante una situazione economico sociale molto difficile nella nostra città che coinvolge anche quelle attività che fino a qualche anno indietro nessuna famiglia poteva pensare di risparmiare anche costi come andare a vedere i propri figli nella pratica dello sport. E’ certo che le considerazioni sono del tutto vere, ma che hanno una logica, la logica di far sopravvivere una società sportiva che oggi è equiparata ad una società qualsiasi del nostro regime fiscale. E’ sempre molto più difficile offrire sport senza che non vi sia un prezzo. I Comuni hanno le proprie difficoltà, esternalizzando buona parte delle strutture sportive, anche senza alcuna garanzia al riguardo del rapporto sociale con il territorio, quindi la grossa responsabilità di tutta la promozione sportiva è ricaduta sulle società sportive, i suoi Presidenti, e i suoi dirigenti con responsabilità non solo amministrative ma anche penali. Questo però non vuol dire che in un momento di crisi davvero difficile per il nostro territorio non dobbiamo rispondere a tutti quei genitori, parenti che seguono i propri figli nell’attività sportive; forse oggi è davvero arrivato il momento di fare un punto e ripartire verso uno sport diverso, più attento al sociale, e con un coinvolgimento diverso anche dei genitori.
Per questo sarebbe importante che l’istituzioni fossero protagoniste insieme ai cittadini per rafforzare il concetto di Sport di Cittadinanza che da anni cerchiamo di portare all’attenzione del nostro territorio, con le nostre iniziative cercando di mettere in sinergia interessi diversi con obbiettivi comuni , quello di rispondere alla domanda di praticare sport per tutti a tutti. Credo anche che dobbiamo essere realisti, in quanto la disponibilità dell’assessore ad incontrare le società sportive è di tutto rispetto, ma ci domandiamo quale può essere la risposta che quel tavolo può dare al sig. Canigiani? Oramai siamo a fine legislatura ed è certo che una soluzione a tale problema occorre intervenire a monte e quindi alle politiche che la nuova amministrazione vuole adottare nel gestire e coordinare lo sport di cittadinanza con azioni concrete e dirette alle famiglie che necessitano molta più attenzione. La nostra associazione si rende disponibile come del resto nel nostro piccolo riusciamo a fare, per contribuire e rafforzare il concetto di sport di cittadinanza che per noi è un diritto fondamentale per una Comunità Democratica. Non per ultimo voglio ringraziare il Sig. Canigiani che ci ha dato la possibilità iniziare un confronto su come vogliamo il concetto di sport nella nostra città.
L’intervento di Fabio Palandri, presidente Arcieri livornesi – Intendo partecipare alla discussione sollevata dal Sig. Canigiani a proposito del caro biglietti facendo conoscere uno tralcio dell’esperienza della mia vita di sportivo e dirigente. E’ evidente che il problema nasce dal bisogno delle società di finanziarsi per far fronte ai costi della gestione della società. Io rappresento uno sport, il tiro con l’arco, che è tra i più poveri che vi possano essere nel mondo delle attività olimpiche. Nonostante le modeste risorse, tra i nostri tesserati vi sono tanti campioni di levatura mondiale che ci permettono di essere tra le nazioni più quotate al mondo, direi fra le prime e questo grazie al lavoro che le società esercitano alla base. L’attività agonistica benchè sia sempre di carattere almeno interregionale, è sempre aperta al pubblico e l’ingresso è gratuito. La nostra cultura o se vogliamo, il nostro modo di vedere e vivere lo sport è basato sul volontariato, quello vero, quello dei genitori, dei tesserati, dei tecnici che si rimboccano le maniche e danno il loro contributo gratuito in termini di lavoro, economico e di quanto altro è necessario per portare avanti l’attività. Le società si finanziano con i contributi dei soci e con il volontariato. Nonstante le modeste risorse si riesce a fornire l’abbigliamento di base per una presenza decorosa nelle gare, a pagare gli spazi delle palestre per gli allenamenti invernali, a gestire l’impianto sportivo ed a migliorarlo. Evidentemente non essendoci l’interesse di massa come invece c’è in altri sport, siamo abituati a gestire le attività con le risorse minime disponibili e questo fa conoscere a chi pratica il tiro con l’arco un significato diverso dello sport. La società livornese di tiro con l’arco ha tra i suoi tesserati atleti di livello nazionale che pagano le quote sociali come l’ultimo venuto e non pretendono niente oltre a quello che viene fornito a tutti gli altri tesserati.
Fabio Palandri Delegato provinciale FITARCO presidente compagnia Arcieri Livornesi
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