Notti insonni in Venezia. Secchiate d’acqua e silicone ai lucchetti: la guerra infinita tra il bar “La Strega” e il condominio, 60 commenti
La titolare: "Chiediamo solo di poter lavorare. Cosa preferisco i livornesi il deserto per le strade? Se c'è la crisi combattiamola insieme"
di gniccolini
LIVORNO – Una vera e propria guerra quella tra condominio e proprietari che ha inizio dal 7 dicembre del 2012, data in cui è stato inaugurato il bar “La Strega”. Il locale nasce dalle ceneri di un panificio ed è il primo “avamposto” della Venezia sul ponte di via della Madonna a due passi dal tribunale di via Falcone e Borsellino.
Clientela giovane, locale pulito, accattivante e accogliente. Unico problema il cattivo rapporto con chi, ogni sera, dorme proprio sopra le teste degli avventori che fino ad una certa ora dopo cena si intrattengono in strada sorseggiando drink e facendo due chiacchiere sul marciapiede.
Una vera e propria guerra, dicevamo, perché sin dall’inizio dell’attività, chi porta avanti il bar lamenta certi atteggiamenti non proprio consoni da parte dei condomini del palazzo il cui ingresso è a pochi metri di distanza.
Così ieri mattina è apparso un cartello che campeggiava in bella mostra sulla vetrina del locale “La Strega”: “Ora basta! Vogliamo solo lavorare. Siamo stanchi di dover subire minacce, secchiate d’acqua, silicone ai lucchetti, il lavoro è un diritto e noi lo facciamo in piena regola. Smettetela tanto noi non ci arrendiamo”.
E’ questo in sostanza l’appello, tradotto ieri pomeriggio in esposto alla magistratura, che Tiziana Alderigi (31 anni) e Alessio Dipasquale (35) vogliono lanciare. “Vogliamo solo lavorare in pace – spiega Tiziana Alderigi che insieme al suo ragazzo Alessio Dipsaquale gestisce il bar La Strega – abbiamo aperto con tutti i migliori propositi di questo mondo. Ma ci impediscono di farlo. Ogni sera arrivano secchiate d’acqua dalle finestre sopra i clienti, a volte c’è anche del sapone. Un giorno siamo arrivati e abbiamo trovato il silicone ai lucchetti della saracinesca che abbiamo dovuto così tagliare con una mola. Per non parlare degli spregi che sono stati fatti alla macchina del mio ragazzo: graffi, tergicristalli rotti e minacce con tanto di bigliettini. Siamo veramente stufi. Adesso è otto mesi che va avanti questa storia. Noi chiediamo solo di poter lavorare ma qualcuno ce lo vuole impedire”.
Così con tutta la documentazione del caso Tiziana Alderigi e Alessio Dipasquale hanno presentato un esposto in procura per cercare di porre fine a tutto ciò. “Spesso accade che ci stacchino la corrente – racconta Alderigi – in quanto l’interruttore generale lo abbiamo proprio all’interno dell’androne del condominio. Noi all’inizio ci eravamo posti di lavorare fino alle 21 ma gli incassi non bastavano per riuscire a campare una famiglia. Così abbiamo deciso di prolungare il nostro orario di apertura anche dopo cena. A me piacerebbe starmene a casa con mia figlia e i mie due cani. Ma dobbiamo lavorare. Quello che io non capisco è che la gente dovrebbe essere contenta se aprono attività e non far di tutto per farle chiudere. Se c’è la crisi dovremmo combatterla tutti insieme e non mettere i bastoni tra le ruote a chi decide di aprire un’attività. Cosa preferiscono i livornesi il deserto? Le saracinesche chiuse? Noi però non ci arrendiamo e porteremo avanti la nostra battaglia: quella fondata sul lavoro”.
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