Nogarin: “La città abbracci il mondo remiero”
Alla presentazione della coppa Barontini che si svolgerà sabato 18 giugno era presente anche il sindaco Filippo Nogarin. L’occasione è stata quindi utile per poter parlare dei problemi che il mondo remiero sta vivendo e di come l’amministrazione ha intenzione di risolverli. Il primo cittadino non si è tirato indietro e ha ammesso che sta facendo il possibile per portare avanti queste tradizioni, ma la città deve fare la sua parte: “Prima di tutto vorrei anche io sottolineare l’importanza di ricordare una figura storica come Ilio Barontini che tanto ha fatto non solo per questa città. Per quanto riguarda il mondo remiero, questo deve far parte delle tradizioni della città 365 giorni l’anno, non soltanto quando ci sono le gare. In tanti sento dire che vogliono dare una mano, ma poi alla fine sono veramente in pochi quelli che lo fanno. E questo non è giusto. I volontari vanno acclamati per il lavoro che fanno ma se qualcuno non interviene, intendo anche a livello economico, non so ancora per quando potremo assistere a gare come questa”. Nogarin vorrebbe un coinvolgimento maggiore da parte di Livorno: “Sono le nostre tradizioni, non scordiamocelo. Tutti dovrebbero dare una mano perché in un periodo di crisi come questo o ne usciamo rafforzati oppure affondiamo. Il mio sogno sarebbe quello di vedere l’anno prossimo sia la 50esima edizione della Barontini che la centesima della Scia. Ritengo che sia sbagliato far venire gente da fuori a rappresentare il proprio quartiere”. Sul possibile ritorno di “Scuola in barca”, la manifestazione che avvicinava gli studenti dei licei al mondo remiero, il sindaco parla chiaro: “Ci devono essere i soldi e le persone. Su queste ultime sono sicuro che non si farà fatica a trovarle, a discapito invece del denaro. Non si può pensare che solo la pubblica amministrazione si faccia carico di sostenere l’intera città. Magari qualche grande imprenditore, che qui non manca di certo, vuole aiutare. Bisogna sostenere questo tipo di iniziative anche attraverso forme come l’azionariato popolare. Dobbiamo non far perdere le nostre tradizioni”.
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