Aci: inefficienza e scarsa sicurezza lungo via Da Vinci e verso la Darsena Toscana
Un calvario. Questo è divenuto il processo di accesso e di uscita dei veicoli dalla Darsena Toscana, in primis per chi, come ad esempio la categoria degli autotrasportatori, è chiamata giocoforza ad aspettare quotidianamente in coda. Un’attesa che si protrae a volte anche per oltre un’ora, con le merci letteralmente dirottate e prese ‘in ostaggio’, almeno fino al riaprirsi del ponte sotto il quale transitano le imbarcazioni in navigazione e avere il via libera alla consegna-scarico.
L’interrogativo più grande è difatti ancora sospeso in zona Calambrone: il cavalcavia, l’accesso diretto e strategico alla Darsena Toscana e inaugurato l’antivigilia di Natale del 2003. Un passaggio chiave per il trasporto non solo privato ma anche commerciale in entrata e uscita dalla limitrofa area portuale. Il quale, malgrado tale natura cruciale e delicata per la viabilità di casa nostra, resta off-limits al traffico ormai da 8 anni a causa di almeno due crolli quasi consecutivi.
A rendere ancor più grave la criticità poi, resta il fatto che il raccordo che tramite il ponte sovrasta le cosiddette Porte Vinciane mette in comunicazione lo Scolmatore dell’Arno alla Darsena del porto livornese, a oggi viene gestito in maniera poco razionale e del tutto inefficiente dalla Navicelli spa, lasocietà a capitale pubblico suddivisa tra Comune, Provincia e Camera di Commercio di Pisa.
La dinamica della chiusura al traffico del ponte appare illogica, in quanto concentrata in intervalli di tempo cruciali per i comuni orari di lavoro e che, al contrario, potrebbero essere ricollocate nel primissimo mattino o in tarda serata. Oppure, al limite, nelle ore a cavallo di quelle tradizionalmente dedicate al pranzo. Non sono quindi più tollerabili gli enormi disagi arrecati al traffico, compreso quello portuale, specie in una situazione di congiuntura economia assai infelice e non soltanto a livello locale. L’importanza di un porto si misura con le sue infrastrutture. Dai collegamenti efficienti anche sulle strade limitrofe ai luoghi d’imbarco, sbarco di merci e turisti, che rappresentano uno dei fattori chiave per incentivare gli imprenditori ad investire, impegnati a prediligere uno scalo a scapito di altri. In virtù di errori di valutazione così grossolani, Livorno corre il serio rischio di restare tagliata fuori, esclusa dalla geografia di tali strategie commerciali.
Auspichiamo quindi che si realizzi quanto prima in maniera concreta il passaggio di testimone della gestione del ponte, come aveva preannunciato lo scorso ottobre Ledo Gori. Il capo gabinetto dell’Ufficio di Presidenza della Regione aveva difatti rivelato che l’annosa questione si sarebbe finalmente risolta con l’adozione della legge finanziaria discussa entro la fine del 2015 e il conseguente affidamento diretto all’Autorità Portuale di Livorno della gestione dell’apertura e della chiusura delle Porte Vinciane e, di conseguenza, dell’annesso ponte. Quest’ultime sono state peraltro da tempo oggetto di discussione, in primis a causa della parentesi di apertura delle stesse ritenuta da Palazzo Rosciano troppo frequente ed ampia e che ha di conseguenza causato l’eccessivo accumulo di sedimenti all’interno dell’insenatura portuale.
Mentre ci rallegriamo da una parte che dalla Regione sia stata proprio di recente annunciata la tanta agognata realizzazione della foce armata del Calambrone, un progetto rimasto sulla carta da oltre vent’anni e i cui cantieri dovrebbero aprirsi nei primi giorni di giugno, dall’altra ci auguriamo che rispetto alla bozza di programma resa pubblica venga concretizzato anche il rifacimento della campata centrale mobile del ponte stradale sullo Scolmatore. Quest’opera difatti renderebbe possibile a barche e pontoni l’accesso diretto al mare e sarebbe propedeutico alla successiva e definitiva tombatura del raccordo tra Scolmatore e Darsena Toscana. Le Porte Vinciane rappresentano un ostacolo anche nell’ottica dell’ingente intervento che le Ferrovie dello Stato hanno messo in campo e stanno per concludere, con l’obiettivo di mettere direttamente in collegamento sui binari anche i terminal portuali. Il ponte non è ritenuto idoneo ad ospitare il tratto della rete ferroviaria di ultima generazione, vale a dire elettrificata e a doppio binario.
Ben venga nel frattempo la riapertura del passaggio a livello di via Leonardo da Vinci a tutti i mezzi (in alternativa all’apertura dei passaggi a livello dell’Area la Paduletta e di viale Mogadiscio inizialmente previsti), così come ufficializzato al termine dell’incontro tenutosi lo scorso 12 maggio in Regione.
Una riapertura importante, in primis per il traffico di ciclomotori e biciclette, costretti per ben tre anni a percorrere l’unica via rimasta e soprattutto a violare quotidianamente le norme del Codice della Strada su rampe e svincoli della superstrada, pur di raggiungere il litorale pisano.
Un tratto da tempo divenuto pericolosissimo, lungo il quale già nel luglio 2008 e nel febbraio 2009 persero la vita due scooteristi, entrambi rimasti vittima di scontri con autoarticolati poiché costretti ad una rischiosa convivenza fatta di deviazioni e conseguenti manovre azzardate.
Dalle Istituzioni e dagli Enti competenti servono quindi risposte urgenti alle esigenze di sicurezza e mobilità sostenibile dei cittadini, in un’area altamente problematica e fortemente trafficata, specialmente nel periodo estivo che ormai è alle porte.
Franco Pardini
Presidente Automobile Club Livorno
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