Quattro Mori, stasera torna “La ‘hiesta”
informazione pubblicitaria. INFO 339 - 17.06.377. Biglietti in vendita al botteghino del teatro giovedì, venerdì e sabato di ogni settimana dalle 18 alle 20 oppure su box office Toscana
Al teatro Quattro Mori è in programma, giovedì 10 e venerdì 11 marzo, ore 21, “La ‘hiesta”. I biglietti possono essere acquistati al botteghino del teatro giovedì, venerdì e sabato di ogni settimana dalle 18 alle 20 oppure su box office Toscana. Fino al termine delle recite la biglietteria sarà aperta tutti i giorni, sempre dalle 18. Per info o prenotazioni telefonare al 339 – 17.06.377.
La scheda a cura di Beppe Ranucci, regista dello spettacolo – La messa in scena della ‘HIESTA, oltre ad essere un omaggio doveroso a Beppe Orlandi nel cinquantenario della morte, rappresenta il suggello ed il momento più significativo di quell’opera di valorizzazione del Teatro Vernacolare di serie A iniziata già svariati anni fa, con la realizzazione de “’Li sfollati” alla Gran Guardia e poi Goldoni, “La ribotta a Montinero “, (ancora Gran Guardia e Goldoni) ed infine della “’Hiesta”( Teatro Quattro Mori e Gran Guardia).
Beppe Orlandi, autore insieme a Gigi Benigni di queste tre commedie (ma anche di tante altre, forse meno conosciute e popolari, ma altrettanto belle e degne di rappresentazioni, come “ La Pia de’ Tolomei”, “I ‘asigliani”, “Poveri ma onesti cittadini”) è considerato in modo ormai consolidato e riconosciuto, il padre del Teatro Vernacolo Livornese. Ma soffermiamoci un attimo su questa dizione ormai abusata: “Padre del teatro vernacolare livornese”.
Che cosa significa? Che Beppe Orlandi, dilettante per scelta di vita, ma professionista massimo nella sua arte di commediografo ed interprete, ha creato un tipo di teatro originale che negli anni a seguire, fino ai giorni nostri, ha avuto vari discepoli ed adepti (o supposti tali), ma nessuno è riuscito ad eguagliarlo. Quindi in effeti, Beppe Orlandi è stato, artisticamente, un padre senza figli poiché coloro che successivamente si sono messi sulla sua stessa strada o l’hanno malamente imitato o l’hanno addirittura tradito, scrivendo e mettendo in scena dei lavori che non avevano nulla a che vedere con il suo teatro. Ma forse, a rifletterci bene, non poteva essere altrimenti, perchè le commedie di Beppe Orlandi, sono indissolubilmente legate ai suoi tempi, ai suoi valori più genuini e semplici, a quelle piccole cose dei “ tempi in cui si stava meglio quando si stava peggio”.
In cosa consiste il grande valore del teatro di Beppe Orlandi? Egli ha saputo dare ai suoi lavori la dignità di spettacoli certamente popolari, ma di grande valore culturale che gli derivano dal fatto che nelle sue commedie migliori, c’è sempre un rapporto stretto e reale con i problemi e con la gente della sua Livorno. Egli porta sul palcoscenico gente semplice , gente dei quartieri popolari; gente che vive onestamente e dignitosamente, magari arrangiandosi, alle prese con i mille problemi della vita quotidiana, ma che non rinuncia ai suoi valori. Eppure questi personaggi che rivivono nelle sue commedie , anche nei momenti più difficili (le ristrettezze economiche o addirittura la guerra), sono sempre pronti a cogliere il lato comico dell’esistenza , suggellando con una risata o una battuta ,qualsiasi problema o contrarietà.
Come “Li Sfollati”, rappresentava un affresco tragicomico sulla tragedia della guerra, “La Ribotta a Montinero” il desiderio dell’evasione, per fare una scampagnata spensierata lontano dalla città e dalla routine quotidiana, “La ‘hiesta”, (ovvero Il Fidanzamento),scritta nel 1949, rappresenta il quadro coloratissimo sulle vicende di una famiglia livornese che si trova a venire a contatto con un ambiente completamente differente dal proprio.
La ‘Hiesta , pur non eguagliando né “ Li Sfollati”, né “La ribotta a Montinero” è esemplare del modo con il quale faceva teatro vernacolare Beppe Orlandi.
La vicenda è semplice. Una famiglia livornese modesta (il capofamiglia è un operaio del Cantiere, la moglie, insieme alla madre gestisce una stireria dove i maggiori clienti sono le ragazze di una vicina casa chiusa) devono andare a conoscere a Firenze, la nuova fidanzata del figlio, che ha lasciato una ragazza livornese per questa nuova fiamma fiorentina. La famiglia fiorentina è altolocata e quindi i livornesi vengono a contatto con situazioni e modi di comportarsi per loro inusuali. Da questo contrasto nasceranno tutte le situazioni esilaranti della commedia. Del resto l’intenzione di Beppe Orlandi non è di lanciare messaggi di carattere socio- politico (il contrasto fra il mondo aristocratico e quello popolare) ma semplicemente di far fare quattro sane risate allo spettatore. E ci riesce appieno, senza scadere mai nel volgare. Un semplice esempio. Dal momento che nella stireria di Amelia, si lavano e stirano gli indumenti delle “signorine” della vicina “casa chiusa”, era facile cadere nell’osè o addirittura nel volgare. Niente di tutto questo. Si fa solo cenno, da parte di Filomena a certe mutande della signora Ines, che se dovessero parlare, “ il romanzo de’ Miserabili doventerebbe la novella di buettino!” . Un altro autore, chissà cosa ci avrebbe ricamato sopra, e quanto parole sboccate ne sarebbero venute fuori!.
Naturalmente anche in questa commedia c’è l’elemento fondamentale che caratterizza il teatro di Beppe Orlandi: la presenza delle maschere. Cioè personaggi femminili interpretati da uomini. Nel caso della “’hiesta”, i personaggi di Amelia, di Filomena, di Eugenia e Carola.
Ma il successo e la comicità di commedie come “La ‘hiesta” non possono essere disgiunti dalla bravura di coloro che interpretano queste maschere ed in questo caso, Beppe Orlandi ha trovato dei degni interpreti in Stefano Favilla, Massimiliano Bardocci, Pietro Paoli ed Alberto Carpigiani (rispettivamente Amelia, Filomena, Eugenia e Carola). E purtroppo non vediamo in giro degli eredi.
Poi c’è l’uso del vernacolo che riesce a dare alla vicenda ed ai personaggi quel colore , quella immediatezza, quella naturalezza e veridicità che sono poi gli ingredienti principali della comicità e quindi del successo di queste commedie.
Infine, ci teniamo a sottolineare due cose, affinché una tradizione importantissima quale quella del teatro vernacolare non venga dispersa e soprattutto non venga sciattamente tramandata o volgarmente tradita.
Per prima cosa bisogna far conoscere ai giovani questi testi di teatro. E poi bisogna riportarli sulla scena. Ma bisogna riproporli nelmodo giusto, facendo naturalmente emergere la nota comica, cercando di carpire dai testi quello spirito labronico , quella misura negli atteggiamenti , nei gesti e nelle parole, quella improvvisazione controllata e mai lasciata al caso, che era tipica del teatro di Beppe Orlandi. Questo è l’intendimento col quale la regia e la direzione artistica di Lia Orlandi hanno riportato in scena “La ‘hiesta” e non hanno voluto far passare sotto silenzio il cinquantenario della morte di Beppe Orlandi.
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