Restituisce a Casalp la casa popolare
Un 50enne livornese ha riconsegnato spontaneamente l'appartamento a Casalp. L'assessore al sociale: "Un gesto semplice che aiuta lo scorrimento delle liste di attesa"
Dopo trent’anni ha restituito, spontaneamente, la casa popolare al Comune di Livorno per farla consegnare a chi davvero ne avesse bisogno. Un gesto che in una società civile dovrebbe essere all’ordine del giorno ma che in un contesto come quello tipicamente italiano dove regna il “furbetto del cartellino, il furbetto del quartierino e il furbetto della casa popolare”, diventa davvero notizia. Un 50enne livornese dunque, verificato di non rientrare più nei parametri reddituali di 16mila euro annui, si è presentato all’Ufficio Casa per restituire le chiavi del suo appartamento dopo che lo scorso anno la nonna con la quale viveva è venuta a mancare. La sua situazione economica-lavorativa è cambiata e ha pensato dunque bene di mettere a disposizione l’alloggio popolare achi ne avesse veramente bisogno.
“Questi procedimenti di decadenze in sostanza sono legati alla Legge Regionali, la riforma 41/2015 che entrò in vigore nell’aprile scorso – spiega a Quilivorno.it l’assessore al sociale Ina Dhimgjini commentando la notizia- e che vide pochissimi giorni prima già il Comune con una volontà politica che fu quella di procedere con un atto mediante il quale si pronunciassero le decadenze dei diritti per coloro che avessero superato i limiti Isee. Questo fu fatto dalla Giunta- prosegue l’assessore spiegando il fatto al nostro cronista – e nel mentre molti soggetti che magari hanno chiesto di essere ricevuti gli è stato rappresentato come essendo cambiate le condizioni era evidente che l’alloggio popolare in qualche modo dovesse essere restituito. Anche questo livornese cinquantenne dunque ha scelto spontaneamente di restituire le chiavi al Comune del suo appartamento popolare che deteneva da 30 anni perché, fortunatamente, le sue condizioni reddituali sono cambiate in meglio. Tutto questo facilita le procedure di scorrimento delle graduatorie, già di per sé abbastanza macchinose, e favorisce il diritto alla casa a chi ne ha davvero bisogno”.
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