Nuovo piano industriale Aamps, consiglieri presi nuovamente in giro
Dopo aver ritirato il “terrificante” (cito l’assessore Lemmetti) piano industriale partorito a luglio, i vertici di Aamps hanno ora diffuso una nuova bozza, la quale non è altro che uno zibaldone formato dal vecchio piano con progetti tagliati e aggiunti alla rinfusa. A pagina 6, 9 e 45 ci si continua a porre l’obiettivo del gestore unico Retiambiente, nonostante il Comune proclami da mesi una (finta?) opposizione alla privatizzazione targata PD, mentre a pag. 42 addirittura è scritto che “Aamps si farà parte attiva affinché sia affidato a Retiambiente” il servizio di riscossione della tariffa: il “prossimo conferimento di Aamps in Retiambiente” viene dato per scontato, in barba all’indirizzo opposto dato dal Consiglio comunale.
In modo ancor più sfacciato, a pag. 43 ci si compiace dell’aumento tariffario di 11 milioni di euro deciso a copertura dei crediti non riscossi, perché “valorizza patrimonialmente la società in vista delle perizie per il conferimento in Retiambiente”: la privatizzazione la fanno pagare a noi in bolletta! L’inceneritore è ancora considerato come “interessante opportunità commerciale” rispetto a Retiambiente, in ragione della “capacità produttiva inutilizzata”: in sostanza si progetta di bruciare sempre più rifiuti dall’area vasta.
A pag. 41 infatti, l’inceneritore viene magnificato per le sue “elevatissime prestazioni in termini di contenimento dell’impatto ambientale”, così come a pag. 46 viene ancora definito un “vantaggio competitivo a basso impatto ambientale”. Venendo ai progetti, quello da ben 5 milioni per “efficientare” il forno è stato eliminato (ammettendo implicitamente lo spreco che rappresentava), ed al suo posto spunta qualche specchietto per le allodole come il costosissimo “museo dei rifiuti per bambini” (2.500.000 euro, pag. 67).
La tariffa puntuale è ancora ghettizzata a Montenero (pag. 118) con un investimento miserabile di 80.000 euro, tuttavia se prima era prevista entro il 2016 adesso è scivolata magicamente al 2019. Il porta-a-porta (PAP) viene esteso a 40.000 abitanti al costo previsto di 2.420.000 euro entro il 2018, mentre nel piano precedente l’estensione a 30.000 abitanti costava solo 400.000 euro. Quei 10.000 abitanti in più farebbero sestuplicare la spesa?
Date e cifre a casaccio, tanto è vero che a pag. 68 si prevede solo a chiacchiere l’estensione del PAP in tutta la città entro il 2017, che a pag. 71 diventa già il 2018.
Insomma, siamo ancora al punto di partenza, con un piano incentrato su privatizzazione e inceneritore, senza la famosa strategia rifiuti-zero, la quale prevede prima di tutto l’estensione del PAP per aumentare la qualità e quantità della differenziata, risparmiando sui costi di raccolta e smaltimento, in modo da avviare quel risanamento che per Aamps è ormai un obbligo, se non vuole fallire o essere svenduta.
Chissà stavolta cosa diranno i parlamentari grillini come Zolezzi, che ad agosto definì il piano “ridicolo” e a rischio criminalità, chiedendo un “piano di dismissione dell’inceneritore”. Stavolta non ci sono più scuse, l’attuale vertice Aamps deve passare l’incarico a veri esperti che rispettino gli indirizzi del Consiglio comunale.
Andrea Romano
Riproduzione riservata ©