In 3mila sfilano al corteo. Saracinesche giù

Forte gesto di vicinanza anche da parte dei negozianti che al passaggio del corteo hanno abbassato le saracinesche

di admin

Come promesso nei giorni scorsi dal coordinamento lavoratori e lavoratrici livornesi, il corteo svoltosi il 18 aprile nel centro di Livorno, con partenza da piazza Magenta e conclusione in via Grande è stato pacifico e privo di disordini. Grande la partecipazione della città, che secondo gli organizzatori ammonterebbe a circa 3000 persone, mentre secondo fonti della polizia i manifestanti sarebbero stati attorno ai 1000. Numerose le istanze rappresentate, dai lavoratori del people care agli ex dipendenti Trw. Il corteo ha visto anche l’adesione delle associazioni “Il mondo che vorrei”, che lotta per far luce sulla strage di Viareggio, e”140″, fondata da Loris Rispoli a seguito dei fatti riguardanti il Moby Prince. La manifestazione ha cominciato il proprio percorso in piazza Magenta, per poi dirigersi lungo il centro della città al grido di” Livorno non si piega”. Forte gesto di vicinanza anche da parte dei negozianti che al passaggio del corteo hanno abbassato le saracinesche in segno di solidarietà. La folta massa di persone è poi giunta in piazza Cavallotti, dove sono intervenuti dei testimoni del disagio che coinvolge la nostra città. Ha espresso il proprio pensiero anche Claudio Menichetti, padre di una delle vittime del tragico episodio accaduto a Viareggio nel 2009, dando il proprio sostegno ai lavoratori. In chiusura, Giovanni Ceraolo, membro del Coordinamento, ha affermato a gran voce “A chi ci domanda quale sarà la nostra reazione per l’arrivo del Governatore Rossi, noi rispondiamo allo stesso modo di come abbiamo fatto per Borghezio. A noi non frega niente di queste persone. Oggi Livorno ha risposto alle provocazioni con questa manifestazione pacifica. Finalmente questa città ha cominciato a capire che se colpiscono uno, colpiscono tutti”.

Borghezio – “Il sindaco che non ha condannato le intimidazioni subite dai titolari del bar Dolly che doveva ospitare la nostra conferenza non è un uomo di libertà: è un verme”. Lo ha affermato Borghezio riferendosi a Nogarin, colpevole secondo lui di non avere pubblicamente condannato le minacce subite dal titolare del bar e che hanno convinto l’europarlamentare a scegliere l’Hotel Granduca.

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