Asfissia neonatale, chiesti 2,3 mln di risarcimento

2,3 milioni di euro tra beni patrimoniali e non. E’ questa la richiesta di risarcimento avanzata da una coppia di genitori 40enni nei confronti della Asl per un’asfissia neonatale riscontrata al proprio figlio rimasto completamente non autosufficiente e con necessità di assistenza continua. Il bambino, che ora ha 12 anni, nacque il 28 ottobre 2002 all’ospedale di Livorno. La madre, all’epoca 26enne, fu ricoverata nel reparto di Ostetricia e Ginecologia la mattina del 28 gennaio 2002, alla 39esima settimana e mezzo, con le contrazioni. Secondo la citazione presentata al tribunale civile di Livorno dai legali che assistono i familiari il bambino risulta affetto da una gravissima forma di “encefalopatia ipossico-ischemica causata da asfissia neonatale ed è invalido al 100% a causa ed in conseguenza del mancato tempestivo intervento da parte dei sanitari dell’Ospedale di Livorno”.
Come si legge in una agenzia di stampa, la donna fu sottoposta a varie visite e dalla documentazione clinica risulterebbe una visita da cui emerse, intorno alle 14,20, una sofferenza fetale. Quasi cinque ore dopo, poco prima delle 19, fu fatto un taglio cesareo. Il piccolo venne definito vivo e vitale, ma poi le condizioni si aggravarono e il giorno dopo fu trasferito alla unità operativa pediatrica di Siena con diagnosi di convulsioni neonatali. Secondo quanto si legge nella citazione “non è dato comprendere per quale motivo pur in presenza già dalle 14.20 di elementi francamente patologici si sia proceduto al cesareo solo dopo quasi 5 ore, alle ore 18.55”. Per questo sussisterebbe una responsabilità professionale e di qui la richiesta di risarcimento da parte della famiglia.

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