Riciclaggio di moto: sequestrata un’officina
Sviluppi nell’indagine sulla rapina alla Tupperware: un altro arresto e sigilli ad un'attività dove si riparano mezzi a due ruote
Una carrozzeria sequestrata e un nuovo arresto (ai domiciliari) per il complice della rapina. Sono questi gli sviluppi dell’indagine condotta dai carabinieri sulla rapina a mano armata andata in scena all’interno della ditta Tupperware di via Salvatore Orlando lo scorso 29 settembre. Dalla ricostruzione dei fatti e grazie alle informazioni dei testimoni presenti, raccolte direttamente dai militari sul posto e alle videocamere di sorveglianza di un condominio poco distante dal luogo di consumazione della rapina, era emerso che due uomini con volto coperto avevano fatto irruzione nei locali della ditta, durante la pausa pranzo, terrorizzando le impiegate dell’azienda intente, proprio in quel momento, a depositare gli incassi. I due erano riusciti, così, a portar via gli incassi della settimana precedente, nonché due delle borse personali delle lavoratrici presenti. Il bottino era stato di oltre 6.000 euro.
Vista la dinamica dei fatti, le coincidenze, le anomalie, la possibilità di frequentare i locali della società quasi esclusivamente da parte dei collaboratori, i militari erano riusciti a raccogliere sempre più elementi sul personale della ditta, indirizzando positivamente le indagini. L’attività d’indagine, durata per oltre cinque mesi, ha infine permesso l’identificazione dei responsabili della rapina, ovvero quattro livornesi, tra i quali la madre di uno di questi che aveva assunto il ruolo di basista. La donna, in particolare, era una collaboratrice della “Tupperware” che da qualche tempo, a seguito di alcuni problemi economici con la ditta, aveva aperto un contenzioso contro la stessa in relazione alla restituzione di una vettura di servizio che l’azienda le aveva fornito in periodi precedenti. La donna, dimostrando una spiccata indole delinquenziale, non ha avuto remore nel coinvolgere nell’evento delittuoso il proprio figlio, al tempo ancora sottoposto alla misura dell’affidamento in prova ai servizi sociali, in conseguenza di una sua condanna per numerosi furti di Slot Machine.
Le indagini dei Carabinieri sono ancora in corso e, nella giornata di ieri, hanno permesso un altro arresto: quello del 26enne Federico Lemmi al quale è stato riconosciuto il beneficio dei domiciliari, ritenuto uno degli esecutori materiali della rapina. Federico Lemmi, come si è avuto modo di evincere nel corso dell’attività investigativa, era anche dedito allo spaccio sistematico di sostanze stupefacenti sulla piazza di Livorno. Addirittura, successivi accertamenti, hanno permesso di riscontrare che, solo due ore dopo la rapina, uno di loro acquistava un IPhone 6 presso un noto megastore cittadino, effettuando un pagamento in contanti di circa 1.000 euro.
Inoltre, nel corso dei cinque mesi d’indagine, gli inquirenti sono riusciti a disarticolare una vera e propria organizzazione dedita al furto ed al riciclaggio di motocicli, organizzazione che vedeva coinvolti sia i due rapinatori della Tupperware che i titolari dell’officina “Amaranto Racing” di Livorno, in particolare il 25enne N. M. al quale è invece stata notificata la misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla P.G.
I carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile, sempre nella giornata di ieri su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, hanno infatti posto sotto sequestro i locali della suddetta officina, sita in zona Ardenza, per un valore che si aggira intorno ai 150.000 €..
Riproduzione riservata ©