Orientamento al lavoro, la parola a un esperto di V.E.R.A. Consulting

Gli obiettivi del processo di orientamento sono educativi e “l’educazione all’orientamento” si sviluppa anche nelle istituzioni scolastiche

A cura di Rossano Nuti – formatore ed esperto in orientamento al lavoro

L’Unione Europea, definisce l’orientamento come un processo continuo di supporto lifelong, in modo che le persone possano realizzare i propri progetti personali e professionali, chiarire i propri desideri e abilità attraverso informazioni e azioni di counseling. Le attuali e più importanti definizioni sulle finalità del processo di orientamento, presenti in letteratura, dimostrano, con chiarezza che il concetto stesso di orientamento è radicalmente cambiato (non è più limitato all’ambito professionale). Gli interventi di orientamento non sono, dunque, riferibili, come nel secolo scorso, a un concetto primordiale: quello dell’attitudine. La questione fondamentale era di determinare se il futuro lavoratore possedeva le attitudini corrispondenti all’apprendimento di questo mestiere o quella professione.
La consulenza orientativa corrispondeva alla figura dello psicologo che, con l’aiuto di una metodologia ben strutturata (che ricorreva soprattutto ai test) poteva fornire al giovane dei consigli argomentati sul percorso professionale nel quale poteva impegnarsi. Il modello sottostante era quello del medico, che, dopo aver individuato i sintomi, elabora una diagnosi e prescrive alcuni rimedi alla persona che lo ha consultato. Oggi la situazione è molto diversa.
Gli obiettivi del processo di orientamento sono educativi e “l’educazione all’orientamento” si sviluppa anche nelle istituzioni scolastiche. Non si tratta più di dare un consiglio ad una persona e di convincerlo della sua fondatezza. Ma di metterlo nelle condizioni di scoprire da solo i progetti futuri che potrebbero essergli utili o le strategie che potrebbe mettere in atto per far fronte ad una transizione che lo riguarda.

Le strategie prevalenti a cui ancorare la concezione di orientamento sono:

• La promozione di conoscenza su se stessi: identificare i propri talenti, punti di forza e di debolezza;

• La promozione di conoscenza sul mondo del lavoro: conoscere le opzioni formative ed educative disponibili, le aree occupazionali, le aree professionali, le prospettive;

• Poter sviluppare un percorso personale e professionale che traduca le informazioni su di sé e sulle opportunità del mondo della scuola, del lavoro in obiettivi formativi e di carriera a breve e medio termine.

Questa nuova concezione di orientamento, produce una serie di conseguenze metodologiche:

Più che conoscere bisogni, credenze, emozioni della persona, diventa rilevante comprendere come queste dimensioni si sono storicamente costruite e come si manifestano nel modo concreto in cui ogni persona gestisce la relazione con il contesto. Più che la personalità, diventano rilevanti le strategie di coping, perché indicative della relazione con la realtà. Più che il volume di conoscenze sulle professioni o sul mercato del lavoro, interessa come le persone si relazionano con il contesto professionale o del mercato. Quindi, il laboratorio, viene caratterizzato da un prima fase di condivisione sugli obiettivi generali dell’orientamento, accogliendo le tre dimensioni principali del processo.
Durante il laboratorio di ORIENTAMENTO AL LAVORO per AUTOVALUTARE LE PROPRIE COMPETENZE si lavora con le metafore attraverso le quali i partecipanti descrivono e narrano il loro passato, presente e futuro. Spesso emerge con una certa chiarezza che sono molto pochi coloro che guardano con ottimismo al futuro lavorativo. Inoltre, l’attaccamento alla famiglia d’origine non impedisce ai più giovani di desiderare sopra ogni cosa di costruirne una propria, di avere una casa per conto proprio, e (molti) beni materiali. Purtroppo, il lavoro viene vissuto più come un’utopia che come un approdo concreto. Le attività di orientamento condivise all’interno del laboratorio di ORIENTAMENTO AL LAVORO per AUTOVALUTARE LE PROPRIE COMPETENZE, attraverso la strategia della personalizzazione, permettono l’emersione di un fabbisogno formativo multidimensionale, almeno su tre aspetti fondamentali:

1. La scarsa conoscenza su di sé, in termini di comprensione della storia personale, di valorizzazione delle risorse disponibili, di attenzione alle aree critiche da sviluppare;

2. La scarsa conoscenza dell’ambiente nel quale vivono e con il quale interagiscono. In primo luogo con l’offerta formativa e il mercato del lavoro;

3. La scarsa conoscenza della relazione tra sé e l’ambiente, con particolare riguardo alla rappresentazione di sé nell’ambiente e alle strategie di intervento sulla realtà.

Spesso, in assenza di un processo di autovalutazione delle proprie competenze, si rimane concentrati sul presente, con difficoltà a delineare un progetto, pensare al futuro, definire obiettivi, individuare percorsi, dotarsi di strategie, valutare alternative.

Concludendo, potremmo affermare che attraverso il laboratorio di ORIENTAMENTO AL LAVORO per AUTOVALUTARE LE PROPRIE COMPETENZE possiamo finalmente evitare prodotti specifici e limitati che presuppongono il mantenimento del partecipante nel ruolo “passivo” di utente. Ne consegue l’importanza delle tecniche che puntano sulla ricostruzione della storia individuale, che valorizzano la narrazione personale, come strumento prezioso per comprendere le relazioni che il singolo ha intrattenuto ed intrattiene con i contesti sociali ai quali partecipa.
L’orientamento non può limitarsi a fornire informazioni sulla situazione contingente del mercato del lavoro. L’autovalutazione delle competenze genera nuovo sapere su se stessi, sul reperimento delle informazioni sul mondo del lavoro. In modo da apprendere le opzioni formative ed educative disponibili, le aree occupazionali, le aree professionali, le prospettive, per poter sviluppare un percorso personale e professionale che traduca le informazioni su di sé e sulle opportunità del mondo del lavoro in obiettivi formativi e di carriera a breve e medio termine.
L’orientamento e l’autovalutazione delle competenze deve sollecitare la comprensione di sé in relazione con il contesto professionale e sociale, locale, nazionale ed europeo, più che trasmettere conoscenze utili per orientarsi nel lavoro in un momento dato.

 

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