Il Goldoni ricorda “Bibi” Cresci: “Cantante di razza”

Ettore Cresci, noto e stimato baritono livornese, non è più tra noi. Ettore, che i colleghi livornesi chiamavano affettuosamente “Bibi”, si era ritirato da tempo dalle scene, ma non si era spento ancora il legame tra i melomani e la sua naturale simpatia di cantante di razza e di livornese verace ed estroso, sempre pronto alla battuta ed a smorzare con il suo umorismo anche i momenti di tensione tipici della preparazione di una produzione operistica. Ettore si era imposto alla fine degli anni Settanta nei più importanti teatri italiani (Genova, Torino, Firenze) nei cosiddetti ruoli ‘di fianco’, ma la bella sua voce di autentico baritono brunito gli aveva consentito di affrontare con successo anche quelli principali, soprattutto nel repertorio tardo ottocentesco e verista. Nel 1980, al Teatro Goldoni, fu assai apprezzata la sua interpretazione del vilain Renzo in Silvano, nella stessa serata in un cui Carlo Bergonzi in stato di grazia affrontava, accanto alla gloriosa Santuzza di Irina Arkhipova, il Turiddu di Cavalleria rusticana. Nel 1989 era il Carpentiere nel Piccolo Marat, di cui riuscì a dare una forte caratterizzazione. Come direttore artistico ricordo con particolare piacere la sua vivacità di caratterista in alcune delle più importanti produzioni degli anni Novanta del nostro Teatro; dal recupero di rari titoli mascagnani quali I Rantzau, Lodoletta e Guglielmo Ratcliff alla Wally di Catalani e ai suoi ‘cavalli di battaglia’ quali Marullo in Rigoletto e il Sagrestano in Tosca, titoli eseguiti quasi tutti sotto la direzione del compianto Massimo De Bernart, che di “Bibi” aveva grandissima stima. Interpretazioni risolte con vocalità importante, da “primo baritono”, e con scaltrita abilità attoriale. Dell’uomo e dell’amico ricordo l’innata ironia, la capacità tutta labronica di conquistarti con un gesto affettuoso e la battuta mordace. Caro Bibi, ci mancherai molto

Alberto Paloscia, Direttore artistico stagione lirica Fondazione Teatro Goldoni

 

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