Un omaggio al Maestro De Bernart a dieci anni dalla morte

di admin

“Quando a fine spettacolo mi andai a congratulare con lui- racconta Marco Bertini, Direttore Generale Fondazione Goldoni e suo amico per tanti anni- il suo fisico, già malato da tempo, era distrutto dalla fatica, ma il suo sorriso era quello di un artista che sa di aver fatto uno spettacolo ben riuscito, forse l’ultimo”. Meno di due mesi dopo dal quel 24 gennaio 2004, il giorno in cui con Cavalleria Rusticana sotto la sua direzione, il Teatro Goldoni tornava ai suoi vecchi splendori e veniva donato alla città, il 1° marzo il Maestro Massimo De Bernart moriva a Roma, sua città natale.

A Livorno era arrivato dieci anni prima quando nel 1994 venne invitato dal Teatro di Tradizione livornese per dirigere Lodoletta di Pietro Mascagni, che divenne nel tempo il suo compositore di riferimento.
La sua carriera aveva già maturato successi come il premio alla prima edizione del Concorso Internazionale di Direzione d’Orchestra “Vittorio Gui” nel ’78, poi il Maggio Musicale Fiorentino.
Docente al nostro Istituto Musicale Mascagni, aveva bocciato al secondo corso di solfeggio Mario Menicagli che sarebbe diventato qualche anno dopo suo primo violino in diverse produzioni. “Quando mi dissero che ero stato scelto per fare da spalla al Maestro-racconta Menicagli- avrei voluto rifiutare. Mi vide, mi riconobbe e mi disse: “Il violino lo suonavi benino, ma il solfeggio l’hai imparato?”. Gli risposi che il solfeggio non si finisce mai di impararlo e lui disse che con quella risposta ero già arrivato all’80% dello studio”.
Grande appassionato dei giovani artisti, che erano stimolati dal suo essere talvolta spietato ed esigente, era stato lui a fondare l’Orchestra Regionale Toscana dalla precedente Orchestra dell’Aidem di Firenze e poi l’Orchestra Giovanile Italiana.
Quando Bertini maturò l’idea di un cantiere lirico per i giovani, fu a lui che volle chiedere un parere. E oggi che quel progetto si è consolidato, fino a diventare un esempio citato nel resto d’Italia anche grazie all’apporto del Maestro De Bernart, la Fondazione Teatro Goldoni, in quella sala a lui intitolata nel 2005 ha annunciato nel 10° anniversario della sua morte che ricorre in questi giorni,  di aver trovato un nome per quel Cantiere che da oggi si chiamerà Cantiere Lirico Massimo De Bernart.
In questo stesso giorno è stata posta una corona di alloro “Ma non come momento funebre -ha sottolineato l’assessore Mario Tredici- perchè lui odiava  apparenza e forma, ed era una persona vitale, ma come omaggio al suo lavoro quotidiano”.
Era in quella stessa stanza che passava i momenti di pausa tra una prova e l’altra di Cavalleria e dove, nonostante il suo cancro ai polmoni, ricorda l’amico Alberto Paloscia, direttore artistico Stagione Lirica,  mentre cesellava gli spartiti fumava, perché lui era un’anticonformista in tutto,  con un carattere difficile, ma con la voglia di stupire.
Una vita a tutto tondo puntellata di tante esperienze che lo rendevano conoscitore di tanti e tante cose. “Con lui potevi parlare di ogni argomento e sembrava conoscerlo, ma sempre con semplicità, senza mai far sentire il peso della sua cultura”. “Il talento, la raffinatezza del gesto, quello non si può imparare, ma una cosa mi ha insegnato: sfruttare il tempo secondo per secondo” racconta Menicagli.
“Quando accettò di dirigere Cavalleria per noi – conclude Paloscia-  mi disse così: ”Non so ancora quanto vivrò, ma ti prometto che la musica mi aiuterà a portare a termine questo impegno””. E così fu! 

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