Camminatore non vedente a Santiago. L’incredibile storia di Roberto

"Non mi sono scoraggiato, ogni mattina ho la voglia di alzarmi, perché credo che questo sia un giorno degno di essere vissuto, perché trovo sempre qualcosa da fare"

di Filippo Pini

Perseveranza, forza di volontà e tanta voglia di camminare. Questo è l’uomo che vi racconteremo. No, non è il classico podista o un comune appassionato di camminate. Lui è molto di più.
Stiamo parlando di Roberto Mura, sessantacinquenne, ex fisioterapista e centochilometrista del Passatore. Certo, detto così sembra che sia un “normale” pensionato che amava l’attività fisica, invece, come abbiamo accennato Roberto è “diverso” ed ha una marcia in più. Roberto è affetto da cecità totale. Da giovane ha contratto un infezione che è degenerata col tempo e pochi anni fa lo ha costretto al buio completo.
Una persona “normale”, dopo una disgrazia del genere, avrebbe mollato tutto, ma Roberto no. Roberto è forte. Certo, più volte ha detto che soffre nel non poter vedere sua nipote, nata due anni fa. Ma non si abbatte, ripete che pensa sempre che ci sono persone messe anche peggio di lui, cioè coloro che sono ciechi dalla nascita. Almeno lui ha avuto la fortuna di riuscire a vedere molte cose del mondo.
Nel corso della sua vita ha fatto tantissime gare atletiche, come la Maratona di New York, la 100 km del Passatore, la Maratona di Mosca e molte altre, ma la più significativa di tutte queste esperienza, non è una gara, bensì un pellegrinaggio, fatto con un gruppo di nove amici, che lui chiama “la brigata”, cioè il cammino di Santiago. Roberto intraprese questa avventura appena andato in pensione, quando ancora vede molto flebilmente. Ci dice che è stato un lungo viaggio, durato un mese, in cui è arrivato dai Pirenei all’Atlantico, per la bellezza di 825 km, un pellegrinaggio così è già difficile per persone che vedono perfettamente, per il suo percorso sterrato e molto accidentato. “Come ho fatto a farlo tutto con così tanta semplicità? Beh, perché sono ben allenato – risponde con un sorriso spigliato Roberto – Comunque, senza la mia brigata non ci sarei mai riuscito!”.
Roberto spiega che da solo non avrebbe mai provato a fare tutto ciò, e che gran parte del merito va a questo gruppo di amici capeggiato da Don Giuseppe Ferrari. Il nostro pellegrino spiega in dettaglio tutto questo viaggio, fatto di preghiere, risate, canzoni e amicizie nata sul momento. Ma Santiago non è l’unico pellegrinaggio fatto, ce ne sono stati molti anche in Italia, come la via Francigena, il cammino di Francesco, che a differenza di Santiago sono stati fatti quando ormai era completamente cieco, sempre con l’aiuto degli amici fidati.
Al termine sembra scontato chiedergli: “Ma cosa la spinge a fare tutto questo?”. La risposta è ancora una volta semplicemente sorprendente. “Non mi sono scoraggiato -dice Mura-  ogni mattina ho la voglia di alzarmi, perché credo che questo sia un giorno degno di essere vissuto, perché trovo sempre qualcosa da fare”. Roberto, con un semplice gesto come camminare, dimostra di poter essere un esempio per tutti, di come passo dopo passo, se pur faticosamente, le difficoltà possano essere sempre superate.

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