Da Notre Dame a Romeo e Giulietta, intervista al livornese Vittorio Matteucci

di Lucrezia Del Re

Sta per andare in scena – il primo ottobre, per l’esattezza, all’Arena di Verona, nell’ennesima megaproduzione teatrale di David Zard,  ma lui è livornesissimo di natali, oltreché di carattere – stiamo parlando di Vittorio Matteucci, che abbiamo seguito nella sua carriera dagli esordi, in particolare da quando fu voluto da Cocciante a interpretare Frollo nella primissima versione di Notre Dame, fino ad oggi, fresco cinquantenne con la capacità di emozionarsi e la curiosità di un bambino, come ama dire di sé. Nel Romeo e Giulietta per la regia di Giuliano Peparini Vittorio Matteucci è il padre di Giulietta, “un personaggio” ha affermato l’attore “ che vede morire molti giovani e che quindi prova emozioni fortissime che vanno trasmesse ad ogni spettacolo, se si vuole essere credibili, il che comporta un doveroso tempo di recupero emotivo al termine di ogni rappresentazione.”

Romeo e Giulietta nasce come tragedia, ma l’allestimento di questa produzione come è riuscito a equilibrare la trama con la musica?
“L’equilibrio è perfetto perché ancora una volta è stato fatto un passo avanti rispetto alle opere precedenti, in quanto qui non esistono recitativi, la musica non serve per un quadro intermedio verso la scena successiva, tutto è recitato ed ogni attore è cantante nella sua parte.” Quanto è fedele all’originale? “Moltissimo, completamente, il testo è quello di Shakespeare nella trasposizione francese di Gerard Presgurvic e  tradotto in italiano da Vincenzo Incenzo. Quindi anche il filo logico si mantiene intatto, infatti il germe della tragedia s’insinua nella storia fin dall’inizio, suscitando il dubbio nello spettatore come nell’attore.”

Tu hai recitato in tutte queste megaproduzioni, da Notre Dame a Tosca, dalla Divina Commedia ai Promessi Sposi, si può parlare di un’evoluzione i n questo percorso?
“Parlando degli allestimenti direi di sì, perché in ognuna delle realizzazioni che hai citato c’è stato un elemento in più, peculiare, rispetto al precendente, per esempio unire lirica e pop oppure allestire un romanzo in un tempio del calcio o fondere l’opera tradizionale con la fantasia di Lucio Dalla, e questa volta si va ancora più avanti, sia perché c’è tantissima tecnologia in scena, un numero enorme di costumi e delle scenografie strabilianti, ma anche perché appunto il testo di Shakespeare è stato sposato con la musica.”

Secondo te come reagirà il pubblico?
“Nessuno può sapere se incontreremo il gusto del pubblico, David Zard sostiene che il pubblico se ne andrà cantando – perché le musiche e i testi sono orecchiabili – io aggiungerei che se ne andrà anche piangendo, viste le profonde emozioni che la tragedia suscita.”

Dove sarà possibile vedere Romeo e Giulietta?
“Dopo Verona andremo a Roma almeno fino a novembre, poi credo Milano ad anno nuovo, ma anche questo spettacolo ha bisogno di rimanere stanziale in un luogo abbastanza a lungo per poter essere apprezzato completamente – inoltre così potremmo anche allestire dei mattinee per le scolaresche.”

 

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