Da Livorno a Londra passando per Youtube. Intervista ai Licaoni

Nati nel 1999, I Licaoni sono cresciuti, arrivando fino agli studi londinesi di Youtube

di admin

Non può non farmi sorridere, nel leggere la loro email di risposta, che per fare questa intervista potremmo trovarci dal “Civili”. E lì, fra il gruppetto di pensionati, emblema di vernacolo livornese, aspetto Francesca e Alessandro. Francesca Detti e Alessandro Izzo sono soci del “I Licaoni digital studio”. Un nome che ai trenta-quarantenni di oggi probabilmente ricorda qualcosa.Per Francesca e Alessandro, quella che un tempo era una passione, è diventato un lavoro. Spot, cortometraggi, video commerciali per aziende importanti tra cui, per citarne una, MTV.  Lui principalmente regista-montatore-autore, lei autrice-direttrice di produzione. Ma più di 10 anni fa, nel 1999, i Licaoni erano tre giovani livornesi appassionati di cinema, fumetto e teatro: Guglielmo Favilla, Andrea Gambuzza e Alessandro Izzo che, con il gruppo che si allargava ad altri, alcuni provenienti dai corsi di teatro del Liceo Enriques, presero una decisione…

 Alessandro, perché nascono i Licaoni?
“Provammo a unire queste nostre passioni e l’idea iniziale fu un cortometraggio. Diventarono due, e dopo arrivò Mandorle, lungometraggio fatto in casa, ma con un certo suo fascino. A quello ne sono seguiti altri, qualcuno di noi nel frattempo ha preso la sua strada, ma quando un progetto richiede una mano, torniamo tutti a bomba”.

Il nome a chi si deve?
“In quel periodo – racconta Alessandro –  c’erano delle parole che mi facevano ridere semplicemente per il loro suono. Parlando con gli altri venne fuori la parola “Licaoni”, e io scoppiai nella mia tipica risata. Era stato scelto il nostro nome”. “Questa era la parte comica della motivazione – continua Francesca – poi c’era anche un omaggio a Tarantino e l’idea del branco che collabora proprio come quegli animaletti”.

Come andarono avanti i progetti?
“Tra vari altri lavori: N.A.N.O. nel 2002 con Paolo Migone e Paolo Ruffini, Last Blood l’anno successivo, un corto horror che abbiamo portato a diversi festival nazionali e internazionali. Il 2005 è stato un pezzo di storia importante per noi, con Kiss me Lorena, film comico ispirato a Landis e Monty Python dove tra l’altro esordì Alba Rohrwacher. Poi spettacoli teatrali e anche la musica, con il progetto Carlino’s Way ovvero un finto documentario su una rockband con canzoni interamente scritte e composte da noi.”

Potete vantare 2 primati. Uno più triste per Livorno, uno che vi ha legato addirittura a Google.
“E’ vero. Kiss me Lorena è stata l’ultima proiezione del cinema Odeon. E questa è la parte triste. Ma è stato anche il primo film distribuito gratuitamente (e legalmente) online, quando ancora non c’era Youtube. Per noi fu un successo, in un anno raggiungemmo i 600.000 download tramite torrent. Poi abbiamo creato il nostro canale su Youtube (di cui Google è proprietario) che ci ha scelti come partner, permettendoci non solo un piccolo introito derivante dalla pubblicità, ma anche la possibilità di partecipare a workshop e corsi di formazione in giro per l’Italia”.

La vostra visibilità è cresciuta sul web fino al “Corso di Cazzotti del Dr. Johnson” che vi ha fatto vincere dei premi.Di cosa si tratta?
“E’ una web-series realizzata in collaborazione con altri livornesi, i Q-Z Arts, iniziata nel 2008, quando ancora non esisteva questa parola e noi la chiamavamo “sceneggiato web”, una delle prime del genere. È girata in una palestra di Livorno, Vento d’Oriente, e nel 2012 è stata una delle prime 5 web-series più visualizzate in Italia. Con questa abbiamo vinto due premi al  Web-Series Festival di Los Angeles.”

Ed è questa la cosa di cui andate più fieri?
“Diciamo che è stata una bella soddisfazione, ma l’apice lo abbiamo raggiunto nel 2012 con il concorso internazionale NextUp di Google che seleziona i canali Youtube più meritevoli e che per questo devono avere una spinta. Noi abbiamo vinto per l’Italia e oltre al premio economico e le attrezzature, abbiamo potuto partecipare a una settimana di formazione negli studi londinesi di Youtube. Ci siamo resi conto che quello è davvero il posto più bello dove lavorare e che purtroppo qui in Italia ci mancano le possibilità.”

Cinema, teatro, video, musica..cosa vi mancava ancora?
“Volevamo pubblicizzare il nostro DVD e abbiamo chiesto un piccolo spazio a Lucca Comics”, spiega Alessandro. “Ci hanno destinato – continua Francesca- al padiglione fumetti.”

Ma voi non avevate fumetti vostri…
“Esatto! Ci sembrava carino portare un piccolo volume tirando fuori una nostra vecchia storia. Abbiamo chiesto ad amici fumettisti di Livorno, perché ce ne sono tanti e di bravissimi, di disegnarci una tavola. Tutti hanno detto di sì senza neanche essere pagati ed è venuto fuori un volume di una quarantina di pagine!”

Tales from Baule?
“Sì, ripercorriamo tutti quei progetti che non abbiamo mai portato a termine, tirando fuori le sceneggiature da un vecchio baule. Ogni storia è affidata a uno dei disegnatori che si sono resi disponibili (Alberto Pagliaro, Daniele Caluri, Fabio Leonardi, Davide Susini, Sakka, Alessandro Mazzanti, Federico Sfascia, La Tram, Alessandro Balluchi, Arjuna Susini, Gigi Cavenago) e addirittura Alessandro ha ripreso in mano carta e matita!”

Prossime tappe?
“Abbiamo partecipato a una produzione con un amico regista di Foligno, Federico Sfascia, che ha visto la partecipazione di Terry Gilliam (L’esercito delle 12 scimmie), quindi collaboreremo per promuovere questo che per noi è un capolavoro. Poi Olivia, un cortometraggio che presto sarà pronto, girato qui a Livorno e  interpretato da bambini allievi del gruppo teatrale di Silvia Lemmi, tra cui la figlia di Claudio Marmugi. E continueremo le puntate di Cinema Show, una rubrica sul linguaggio cinematografico che con due risate insegna le basi anche a chi ne sa poco”.

Quindi resterete a Livorno?
“Come si sta bene a Livorno, non si sta da nessun’altra parte – commenta Alessandro- e io sono orgoglioso della mia città, ma in certi ambiti come il nostro, per entrare nel giro non ci sono molte possibilità”. “Anche se sarebbe una città ottima per lavorare – aggiunge Francesca- dove trovi una location perfetta per ogni occasione ed hai il privilegio di poterti caricare cavalletto e attrezzatura sulle spalle e andare a lavorare in bici. Ma non solo. Se hai bisogno di figure professionali basta guardarti intorno e ne trovi di eccezionali. Il problema è che ci siamo resi conto che da un’altra parte potremo fare molto di più. Quindi chissà, magari ci rivedremo presto a Londra o Los Angeles”.

 

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