Kino Dessé, sala piena per l’ultimo film. “Grazie a tutti”

Dopo la notizia recente della chiusura del Grande, un altro cinema abbasserà la saracinesca. Si tratta del Kino Dessé in via dell’Angiolo.
Il 29 dicembre, giorno dell’ultima proiezione, si è visto però un folto pubblico. I tanti presenti hanno così voluto dire grazie per questi dieci anni di vita del cinema. Il Dessé dal 2003, anno di apertura, si è sempre contraddistinto per la proiezione di pellicole sperimentali, impegnate o provenienti da premi e festival internazionali in alternativa a quelle meramente commerciali. Serafino Fasulo e Raffaello Gaimari, gli storici gestori, hanno deciso di chiudere con Federico Fellini,  “I Vitelloni”, pellicola con cui iniziarono l’avventura il 3 novembre 2003. “Un ringraziamento a tutto il nostro pubblico che ci ha apprezzato in questi dieci anni di programmazione e un augurio di buon 2014”.
La decisione di chiudere, in primis, è dettata da un calo dei biglietti. Solo da settembre a dicembre i gestori hanno registrato un meno 40 per cento. Gli altri due fattori – la concorrenza della multisala di Porta a Terra, l’obbligo di legge di dotarsi di un proiettore digitale che sarà in vigore dal 2014 o un problema legato all’affitto dei locali – hanno influito meno. Neppure la rassegna, lanciata a dicembre online e sui quotidiani, “Commedia all’italiana”, è servita a risollevare il botteghino.

L’INTERVENTO  DI LIVORNO DEMOCRATICA
In questi giorni si è scritto e detto di tutto sulla chiusura del Kino Dessé, e come di consueto si è cercato il capro espiatorio, un colpevole attraverso il quale liberarsi delle proprie responsabilità. La situazione di Livorno ed in particolare della sua cultura è legata a tanti fattori tra cui la crisi, la mancanza di mezzi, le responsabilità di gestione della cultura nella nostra città, ma a questo punto si deve aprire una riflessione più profonda. Per quanto sia vero che il grosso delle risorse della cultura vengano destinate ai due colossi della città, il Teatro Goldoni e l’Istituto Superiore di Studi Musicali Pietro Mascagni, e che la provincia ormai sia latitante in fatto di concedere risorse al Mascagni, noi Livornesi dobbiamo porci delle domande. Possiamo pensare che i due enti comincino ad ottimizzare i costi introducendo dei risparmi, per liberare parte delle risorse da destinare ad altre iniziative culturali, tra cui il Kino Dessé. Ma il vero punto che emerge da quanto letto è se i livornesi disertano questo cinema d’autore, oppure le nuove tecnologie offrono una vasta scelta a basso costo? Com’è cambiata la domanda di cultura in questa città? Occorre una promozione mirata ed una programmazione più competitiva per ampliare il pubblico? Gli investimenti che richiedono le nuove tecnologie per i cinema, obbligatorie a partire dal 2014, che impatto hanno sulle realtà di nicchia come il cinema d’autore? Di fronte ad una dura realtà, che ha visto l’uno dopo l’altro quasi tutti i cinema di Livorno chiudere e per lo più diventare garage o centri commerciali, davanti ad una trasformazione di questi edifici che non rispetta più la vocazione originaria di apertura culturale e di luoghi di ritrovo, ma anzi dove questa viene violentata, non possiamo non tenere conto di come in questi decenni è cambiata la nostra domanda di cultura, magari in senso più consumistico. Questo cambiamento non dipende solo da chi ci amministra ma anche da noi, il Kino Dessé chiedeva solo che i Livornesi andassero a vedere il cinema d’autore, di fronte a questo risultato avrebbero continuato ad affrontare le mille difficoltà; non possiamo dire che ci hanno obbligato ad andare da altre parti, ma qualche cosa nelle nostre abitudini è cambiato. Siamo sempre a lamentarci di come veniamo amministrati, ma poi ci sottraiamo dai quei piccoli gesti quotidiani, che vanno contro questa evoluzione di Livorno, che non piace a nessuno. Vogliamo la città turistica e siamo i primi a disertare i luoghi e le iniziative culturali, che abbiamo e che sarebbero attrattiva. La nostra partecipazione è linfa vitale per chi si occupa di cultura. Tutto questo deve aprire una profonda riflessione sulla città, come è e come vorremmo che fosse, e deve vedere i Livornesi protagonisti del cambiamento, cominciando a fare nel proprio piccolo quelle cose che la migliorano. Sono andato poche volte a vedere il cinema d’autore anche se mi piace e se ci fosse una seconda possibilità, ci andrò più spesso con la consapevolezza di vedere un film nel suo naturale contesto e che con questo comportamento contribuirò alla cultura della città. Finché i cinema ed i teatri andranno deserti mentre i centri commerciali no, i risultati saranno questi, il peso delle nostre azioni ed abitudini sarà sempre maggiore di quello delle nostre parole. Ma se questo aprisse una fase di discussione su come vogliamo che diventi la città, su che parte deve avere la cultura, su come devono essere concepiti e strutturati gli edifici di interesse artistico, storico e culturale per continuare ad essere polo di attrattiva al passo coni tempi, invece di essere una pagina nera sarà l’occasione di un nuovo inizio. Ma tutto questo sarà possibile solo se i Livornesi saranno attori protagonisti del proprio cambiamento anche nelle piccole cose di tutti i giorni.

Marco Ristori Portavoce Associazione Livorno Democratica

 

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