Maxi sequestro di “cee” in una pescheria, nei guai titolare. Multa fino a 100 mila euro

Si tratta di 4,5 kg. Il proprietario, un 50enne livornese, è stato denunciato per detenzione e vendita di specie sotto taglia minima consentita e protette da norme nazionali ed internazionali

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“Clear Label”, Etichetta chiara, questo è il nome dell’operazione complessa di polizia, disposta dal Comando generale della Guardia Costiera, che si è svolta su tutto il territorio nazionale a dicembre e durante tutte le appena festività natalizie, in cui si è ulteriormente intensificata l’attività di controllo.
Il lavoro degli ispettori della pesca della Guardia Costiera si è concentrato, in particolare, sulle fattispecie riconducibili alla contraffazione dei prodotti, ed ha quindi riguardato, soprattutto, la regolarità delle etichette poste sui banchi nel commercio al dettaglio, la documentazione di accompagnamento della merce, cosiddetta “Tracciabilità” e la veridicità delle informazioni fornite al consumatore, ai fini della tutela dalle frodi e dagli inganni. Inoltre, sono state eseguite indagini finalizzate alla scoperta di attività di pesca abusiva di specie ittiche protette o allo stato giovanile. Proprio in una di queste operazioni, raccogliendo alcuni elementi informativi, è stata rinvenuta dalla Capitaneria di porto di Livorno, in una pescheria di un quartiere popolare della città, un grosso quantitativo di anguilla céca (cosiddette “cee”). Sono 15.000 gli esemplari, per circa 4,5 Kg, scoperti all’interno dei locali del negozio di pesce a Shangay. Il prodotto era ben nascosto al pubblico, ma verosimilmente pronto per essere venduto ad alcuni clienti “fidati” della pescheria, per cifre che si presume potessero raggiungere i 4-500 euro al Kg. Il proprietario, un cinquantenne livornese è stato deferito all’Autorità Giudiziaria per detenzione e vendita di specie sotto taglia minima consentita e protette da norme nazionali ed internazionali. Tutti gli esemplari, infatti, misuravano una lunghezza tra 6-9 cm, contro i 25 cm previsti.
Il responsabile che non ha voluto dichiarare la provenienza illecita del prodotto, rischia adesso una pena fino ad un anno e sanzioni che, in base ad una legge che tutela le specie protette da convenzioni internazionali, potrebbero arrivare fino a 100.000 euro. I piccoli esemplari sequestrati, dietro nulla osta del magistrato, sono stati consegnati dalla Guardia Costiera di Livorno all’amministrazione provinciale di Pisa che ha in corso un progetto sperimentale, finanziato dalla Regione, che si svolge all’interno del Parco di S.Rossore, finalizzato al ripopolamento di tutte le acque interne della Toscana. La Capitaneria, aderendo all’iniziativa, ha quindi risposto all’esigenza ecologica ed ambientale, assicurando all’ingente quantitativo di prodotto una crescita in vasche sicure e protette, fino alla liberazione nell’ambiente naturale.
L’attività di controllo proseguirà anche nel 2014, in linea con le disposizioni del Comando generale delle Capitanerie e sulla scorta delle indicazioni del Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali che pubblicamente ha apprezzato il lavoro degli uomini della Guardia Costiera per l’operazione “Clear Label”.

2,5 tonnellate di prodotti ittici sequestrati è stato il risultato operativo complessivo della Direzione Marittima della di Livorno – Centro Controllo Pesca dell’area Toscana, comandata dall’Ammiraglio Arturo Faraone, che ha coordinato nelle ispezioni tutte le Capitanerie ed uffici marittimi dipendenti dislocati sulla fascia costiera regionale.
Sono stati eseguiti 451 controlli approfondite su tutta la filiera della pesca, nei passaggi commerciali chiave, come punti di sbarco, piccoli e grandi centri di distribuzione, stoccaggio, piattaforme logistiche ed esercizi di ristorazione/somministrazione e negozi al dettaglio. 79 sono stati gli illeciti scoperti, di cui 8 penali, e oltre 110.000 euro le sanzioni applicate agli operatori trovati non in regola con le norme.

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