Tragedia nei fossi. “Nino morto per annegamento”. I messaggi degli amici

Il 65enne stava facendo pipì quando ha perso l'equilibrio. I funerali si svolgeranno venerdì alle 9 al cimitero dei Lupi

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Sarebbe morto per annegamento Roberto Francalacci, 65 anni, l’uomo che il 1° gennaio è scivolato nelle acque dei fossi tra il ponte Santa Trinita e la Fortezza, dove si era recato per fare la pipì. E’ questo quanto emerso dalla conclusione delle indagini coordinate dal pubblico ministero di turno Giuseppe Rizzo. L’acqua fredda e alcune difficoltà motorie non gli hanno consentito di uscire in tempo. Alcuni amici dicono che non sapesse neppure nuotare molto bene. Confermato il fatto che sul corpo non ci fosse alcun segno di violenza, niente che potesse far pensare a una aggressione. L’annegamento, come detto, sembra l’unica spiegazione.
Nino era sceso lungo la discesa che porta alle imbarcazioni ormeggiate nel fosso di fronte alla Fortezza quando, secondo quanto ricostruito, è scivolato finendo in acqua. Stando alla ricostruzione da parte degli investigatori arrivati sul posto, il 65enne stava facendo pipì quando ha perso l’equilibrio. I soccorritori di Misericordia, prima, e Svs poi lo hanno trovato con i pantaloni abbassati. Sul posto sono arrivati i familiari per il riconoscimento della salma. L’allarme è stato lanciato da un passante con una telefonata al 113 quando ha visto il cadavere galleggiare in acqua. I funerali si svolgeranno venerdì alle 9 al cimitero dei Lupi.

Francalacci era una persona conosciuta in zona perché trascorreva le sue giornate sulle panchine davanti al Lem in piazza del Pamiglione, di fronte alla caserma “Russo” della Finanza e sul pratino adiacente al ponte. Amava, inoltre, recarsi al bar dell’Svs, in via San Giovanni, per prendere un caffè. Anzi un cappuccino. “Entrava con il suo euro e il barista sapeva già cosa doveva preparargli. Lo beveva con molta schiuma, poi usciva e fumava una sigaretta. Ogni tanto gliene offrivamo noi una volentieri. Era una persona davvero buona, non avrebbe mai fatto del male a nessuno”, ricorda un volontario dell’Svs, associazione che, se vogliamo, Roberto un po’ lo aveva adottato. Per tutti era conosciuto come “Nino” e “Chilometro”. Quest’ultimo soprannome perché Roberto era sempre in continuo movimento: dalla piazza del Comune alla sede Svs, dalla Svs alle panchine di fronte al Lem, dal pratino di fronte alla caserma della Finanza all’Svs e così via.

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