Si sposa con un nome falso per sfuggire alla cattura. Tradito dalle impronte

Scambia i propri dati anagrafici con quelli del padre per sposarsi con una brasiliana e recarsi il giorno dopo all’ufficio immigrazione della questura per richiedere il permesso di soggiorno con l’obiettivo di sfuggire alla cattura. La squadra mobile (sezione criminalità organizzata e straniera) ha catturato e arrestato in città, il 21 novembre scorso, Musa Adam, nato in Malawi,classe ’87, già residente a Torino, latitante, ricercato dal Tribunale di Torino che nell’aprile del 2011 aveva emesso a suo carico un ordine di carcerazione per l’espiazione di mesi 11 di reclusione a seguito di condanna, in via definitiva, nel dicembre 2009, della Corte d’Appello di Torino, perché coinvolto in un traffico di stupefacenti.

L’uomo, durante la latitanza (durata circa due anni), sfruttando i dati anagrafici del padre, aveva cambiato le proprie generalità in Egbe Destiny, nato a Benin City in Nigeria, domiciliato a Livorno in via Santa Barbara 20. Questi, nel mese di settembre 2013, aveva contratto a Livorno matrimonio con una cittadina brasiliana naturalizzata italiana, usando il nominativo diverso da quello per cui era pendente il provvedimento di esecuzione della misura carceraria. Sempre con il nominativo di Egbe Destiny, il Musa ha presentato, subito dopo le nozze, richiesta di permesso di soggiorno. La Mobile ha subito rilevato immediatamente delle anomalie nei dati comunicati dallo straniero.
A seguito degli accertamenti è emersa la vera identità del soggetto, ricercato in campo nazionale, quale Musa Adam.  Sono stati quindi effettuati dal personale specializzato nella ricerca dei latitanti, numerosi servizi di ricerca, nonché appostamenti nei luoghi frequentati da stranieri della medesima etnia. Le ricerche hanno fatto emergere la sistematica adozione, da parte del Musa Adam, di accorgimenti (tra cui un indirizzo di residenza ed un’utenza cellulare intestata a terzi ), al fine di renderne difficile l’individuazione. L’uomo, convinto che la copertura usata potesse trarre in inganno i poliziotti, al momento del fermo e della contestazione della pena da espiare negava di essere l’uomo ricercato. Solo la prova delle impronte digitali (confrontate con quelle che rilevate in occasione di un suo precedente arresto a Torino ) hanno confermato la sua vera identità. L’Egbe, alias Musa, è stato portato alle Sughere per scontare la pena residua di 11 mesi e 4 giorni, nonché per il recupero dell’ammenda di euro 4000 ancora a suo carico.

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