Sciopero generale, Livorno si ferma

Venerdì 1° luglio, scatta lo sciopero generale indetto da Cgil, Cisl e Uil. Il ritrovo è previsto alle 9 in piazza Magenta. Da lì partirà il corteo che arriverà fin sotto alla Prefettura e al Comune di Livorno. “La città vive una crisi occupazionale profonda che sta creando indiscutibili difficoltà nella nostra area in ordine alla tenuta sociale, senza dubbio figlia della crisi internazionale che si è manifestata nel 2008 – scrivono i sindacati-  ma anche frutto della mancanza di una politica industriale nazionale, della perdita di competitività del territorio e delle decisioni da parte di alcune multinazionali di chiudere e delocalizzare le produzioni. Una situazione che ci ha portato a uno sciopero generale per rivendicare un impegno da parte della Regione Toscana e del Governo per un rilancio dell’economia e dell’occupazione”.
“Con il contributo delle Istituzioni locali e della regione – continua la nota stampa- abbiamo ottenuto il riconoscimento di area di crisi complessa e un accordo di programma per Livorno-Collesalvetti-Rosignano, strumenti che, se saranno utilizzati al massimo, potrebbero rappresentare uno strumento importante per ridare competitività al territorio, consolidare il tessuto industriale ed economico esistente e creare le condizioni per attrarre nuove attività”.
“Occorre ritrovare una forte unità tra le istituzioni regionali e locali – dicono Cgil, Cisl e Uil- e una forte unità tra tutte le forze politiche per programmare, sviluppare e costruire insieme e, soprattutto, una forte unità all’interno della città su programmi e percorsi condivisi in modo da dare quelle risposte che il sistema produttivo territoriale richiede e che, se lasciate alla gestione dei soli interessi economici, non trovano il giusto sostegno della popolazione, e a volte anche tra gli stessi lavoratori. Per questo motivo mettiamo a disposizione delle istituzioni e di tutte le forze politiche del territorio alcune riflessioni e obiettivi di breve e lungo periodo che crediamo contribuiscano al rilancio dell’occupazione”.

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