Per noi questa città ha bisogno di tre cose

La strada verso le amministrative somiglia ogni giorno di più ad una pista del deserto percorsa da una carica di bisonti. Il deserto è indubbiamente quello delle idee e dei contenuti. Tutti parlano di una città che è arrivata alla fine di un modello di sviluppo, ma allora quale modello alternativo si propone? Questa domanda risuona in un vuoto riempito quasi esclusivamente da discussioni sulle alleanze e non sulle idee, sui candidati e non sui programmi. Dobbiamo chiederci di cosa vivrà questa città nei prossimi anni e come il porto, che resta un motore economico importantissimo, potrà riprendere a crescere dopo che nei decenni scorsi ci siamo fatti prima raggiungere e poi sopravanzare da altri scali. Dobbiamo chiederci come creeremo nuovo lavoro e cosa offriremo ai giovani al posto del solito angosciante dilemma tra essere “ingegnere a Milano o disoccupato all’Ardenza”.
La risposta a queste domande deve essere un progetto di città. Ma non basta, come fanno alcuni, un frenetico “taglia & incolla” di cinque minuti. Ma non basta mettere insieme ingredienti a caso per fare una pietanza saporita. Né si può pensare che le persone possano sostituire le proposte, o fare come quei gattopardi che parlano di “cambiamento vero” ma, guarda caso, partono dal fatto che gli unici che possono attuarlo sono quelli che ci sono stati finora. Progetto per Livorno (che non a caso si è voluta chiamare così) lavora da oltre un anno su una proposta concreta con cui tracciare una strada verso il futuro. Le linee guida sono chiare già da molti mesi. Per noi questa città ha bisogno di tre cose. La prima è “apertura”. In troppi credono che il mondo finisca allo Scolmatore e a Quercianella (forse per alcuni anche questa è troppo lontana). Viviamo nel chiuso di un microcosmo senza accorgerci che le altre città avanzano a grandi passi (senza andare tanto lontano, basta guardare Pisa). La nostra relazione con il territorio è pressoché nulla, mentre dovremmo capire che la via di un nuovo sviluppo può venire solo dalla relazione con l’esterno (un esempio su tutti è il Piano Strutturale “autarchico” che il PD livornese si ostina a portare avanti senza coinvolgere neppure Collesalvetti). Invece di attirare i turisti, che sarebbero una grande risorsa, riusciamo a scacciarli a causa di scelte sciagurate (La Spezia ringrazia). Invece di cogliere le occasioni di chi può venire qui ad investire e creare lavoro (ricordiamoci le reazioni inconsulte che provocò l’arrivo in porto degli indonesiani, senza contare l’opportunità rifiutata della Concordia) viene privilegiato l’isolamento e il quieto vivere dei troppi orticelli aggrappati a piccole rendite di posizione.
Dobbiamo iniziare finalmente a premiare il merito e le capacità. Abbiamo una grande storia, una grande cultura e persino una grande architettura (quale altra città ha un quartiere come La Venezia?), ma non vengono valorizzate. Abbiamo una grande tradizione artistica unita ad un ambiente vitale, ma organizziamo eventi rivolti pressoché solo ai livornesi. La seconda cosa di cui abbiamo bisogno è “trasparenza”. Basta con le decisioni prese nelle segrete stanze e poi calate dall’alto, decisioni che si rivelano spesso essere a favore di pochi e non di tutti. Servono una condivisione e una partecipazione della città, perché è la città intera che deve fare le scelte per il suo futuro, non accettarle a scatola chiusa (un esempio è la questione della Bellana, frettolosamente negata al dibattito pubblico). Servono regole uguali per tutti, perché non ci devono essere pochi a cui è permesso tanto e tanti a cui non è permesso nulla. Serve una amministrazione che sia espressione di una città e non di un partito. Tutti gli atti devono essere pubblicati su Internet, a partire dai contributi che vengono erogati, perché tutti si sappia chi riceve quanto e a fronte di quale risultato.
Il terzo elemento che occorre a Livorno è “solidarietà”. L’Amministrazione si vanta di avere una “alta spesa sociale”, senza contare che disponiamo di un ampio patrimonio di alloggi pubblici, eppure siamo in fondo alle classifiche per risposta al disagio sociale. Il motivo è che la spesa non è stata indirizzata tenendo conto dell’emergenza sociale che si è creata in questi ultimi anni. Anche recentemente si sono buttate giù case popolari (i famosi “piani di recupero”) per rifarle nuove (insieme alla solita serie di appartamenti da vendere), riducendo così quelle disponibili in un momento dove invece ogni spazio era prezioso per non lasciare famiglie per strada. Famiglie che hanno finito per trovare una risposta più dai collettivi antagonisti che dalle Istituzioni.
Tutta la spesa sociale deve invece essere interamente ripensata e ridistribuita in funzione del vero aiuto che arriva a chi ha bisogno, in modo equo rispetto alle sue necessità. Per collegarsi al tema di trasparenza, cominciamo intanto con il pubblicare tutti i tipi di servizi di sostegno che esistono, perché l’informazione oggi non si trova. I tre valori di “apertura”, “trasparenza”, “solidarietà”, sono per noi i motori di una rivoluzione che deve trasformare Livorno in una città dinamica che cresce e dove si lavora tutti insieme per un futuro migliore. E’ intorno a questi valori che Progetto per Livorno proporrà il suo progetto di città martedì mattina alla Circoscrizione 4. Un progetto che non è né “di destra”, né “di centro”, né “di sinistra”, ma che è solo “per Livorno”, e con il quale vogliamo confrontarci alla pari con chi altro ha interesse a costruire una città nuova, lontana dai giochi politici e vicina agli interessi di tutti.

 

 

Cristiano Toncelli

progettoperlivorno.org

 

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