I Renziani livornesi non si fermano

Renzi lo ha detto chiaro, e non è la prima volta: basta con le correnti. E non perché sia sbagliato, semplicemente perché è il modo di agire tipico della politica che abbiamo vissuto fino ad oggi e che ora non funziona più. In questo a Livorno promuovendo un metodo aperto, l’Agorà, cominciammo con il piede giusto fin dal 2010. Partimmo infatti fin dalla prima Leopolda con l’idea di fare eventi aperti, volutamente non strutturati e soprattutto senza gerarchie o patti da firmare o patenti politiche da dare e con il solo obiettivo dichiarato di far muovere le idee in modo non ideologico e orientato alla condivisione di proposte. E in questo modo abbiamo cominciato e continuato fino ad oggi a supportare il cammino di Matteo Renzi, non come seguaci o come “renziani” (Matteo lo ha detto ieri “non voglio creare dei Renziani”) ma mettendo insieme persone che credono che un vero cambiamento sia possibile. E lo abbiamo fatto in modo chiaro, pulito e raccogliendo negli anni stima e compartecipazione di tante persone fino ad arrivare al risultato, tutto di squadra, che portò a Livorno diverse migliaia di persone (5400, il 36%) a votare per lui alle primarie. Attenzione: fu un risultato di metodo politico non lo sforzo di una struttura che invece è quello tipico del PD che sostenne Bersani. Noi a Livorno una struttura organizzata e gerarchizzata non l’abbiamo mai avuta, non l’abbiamo, esattamente come Renzi ha detto ieri controbattendo all’accusa di fare corrente.

A riprova di questo molti sono stati coloro che anche recentemente, pur non avendo votato o supportato Matteo Renzi come candidato alle primarie, sono poi venuti ai nostri incontri, e in qualche caso tali eventi sono stati l’occasione per riavvicinare personaggi importanti per Livorno, che non si vedevano da tempo, a riparlare pubblicamente di politica per il bello di farlo e non per tattica o interesse.

Altri, fra coloro che pur si impegnarono per promuovere la candidatura di Renzi alle primarie di novembre hanno poi fatto scelte diverse nel metodo. Hanno scelto di fare associazioni, riunioni a iscrizione, e in qualche caso si sono anche auto candidati alle cosiddette “parlamentarie”. Hanno scelto cioè nella sostanza (a Livorno) di “fare corrente”. Ma è un modo desueto, da vecchia politica che non paga. E non fa la differenza se, nel fare reale, si bolla un’iniziativa come renziana o altro. E’ il metodo che non cambia e la gente lo percepisce. Tanto è vero che nel caso delle candidature per le parlamentarie che nacquero da piccoli gruppi di persone in riunioni notturne (come noto ho sempre espresso la mia contrarietà a questo modo di fare) il “popolo” dei votanti in Livorno città che arrivò quasi a 15000 persone alle primarie di novembre si ridusse a meno di 4000 alle parlamentarie venti giorni dopo, e nessun candidato dichiaratosi “renziano” fu supportato da parte delle decine che poche settimane prima avevano partecipato alle iniziative delle primarie. Era tornato cioè ad essere un gioco per pochi e la gente lo capì. Tralascio poi per decenza il caso di chi a Livorno sta usando il marchio “Renzi” a proprio fine per ricostruirsi palesemente una verginità politica dicendo solo che in questo caso si va nella semplice indecenza (passando dal ridicolo). Ecco a tutto questo, se occorreva un’ulteriore riprova, è proprio lo stesso Matteo che oggi ha detto una volta per tutte la parola fine. Ed è per questo che l’Agorà che è un metodo al servizio di chi partecipa e non una corrente (che è al servizio e rappresenta solo chi la crea) andrà avanti per farsi punto di incontro libero e gratuito di idee e proposte e per supportare Matteo nella sua azione di cambiamento.

Daniele Bettinetti

 

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