Congresso Pd, il coraggio della coerenza

Dopo quasi due mesi di congressi e convenzioni siamo finalmente in dirittura d’arrivo. Finalmente, il prossimo 8 Dicembre gli iscritti al PD insieme con simpatizzanti ed elettori eleggeranno il prossimo segretario nazionale del PD.

Arriviamo a questo appuntamento esausti, dopo essere passati in mezzo a regolamenti “cervellotici” e penalizzanti soprattutto nei confronti dei candidati meno organizzati e strutturati con l’apparato di partito. Abbiamo assistito fino ad ora al solito “tesserificio” e “votificio”, che hanno impedito, di fatto, di discutere seriamente dei contenuti delle mozioni dei candidati segretari. Anche questa volta si punta sul nome, piuttosto che sui programmi, sull’immagine più che ai contenuti e valori proposti grazie ad un sostegno dei grandi mezzi di comunicazione di massa sempre a caccia dell’uomo forte, del leader.

Questo è il primo vero congresso dove si confrontano tre candidati con idee e programmi diversi per la guida di questo partito.

Non sprechiamo questa occasione per discutere di quale dovrebbe essere l’identità politica di questo partito.

In un periodo come questo, di estrema difficoltà economica e sociale,di fronte allo sfaldamento anche di questo ultimo tentativo di “larghe intese”, naufragato in pochi mesi, senza nessun risultato tangibile raggiunto rispetto alle sontuose ed impegnative riforme con cui si era presentato in Parlamento, serve coerenza (rispettando il mandato avuto dai nostri elettori) e coraggio di cambiare l’attuale situazione.

Occorre votare quanto prima una nuova legge elettorale, tornando al “mattarellum” (che eleggeva singoli candidati su collegi predefiniti e non liste di nominati) ed andare al voto nella primavera del prossimo anno.

Chi desidera realmente cambiare, venga a votare l’8 Dicembre per l’unico candidato che abbia il coraggio di dare veramente una svolta al nostro partito: Pippo Civati.

L’unico che non abbia votato questo Presidente della Repubblica. L’unico che non abbia votato la fiducia a questo Governo delle larghe (ormai strette) intese . L’unico che ha recuperato i valori fondativi dell’ulivo di Romano Prodi che ci ha permesso (per due volte 1996-2006) di vincere le elezioni politiche con un programma di governo degno di questo nome. L’unico che ha un’idea di partito che coinvolga realmente gli iscritti ed elettori, chiamandoli ad esprimersi sui grandi temi di politica nazionale, come si verificherà in Germania nei prossimi giorni per gli iscritti della SPD, chiamati a ratificare l’accordo con la CDU.

L’unico contrario da subito all’acquisto degli F35, per una nuova politica della Difesa.

L’unico a dire da sempre giù le tasse sul lavoro.

L’unico a sostenere che ambiente e cultura vanno in cima e non in fondo.

L’unico a ritenere che istruzione e ricerca sono la prima infrastruttura del Paese.

L’unico a favore di misure di sostegno al reddito e del contratto unico per chi entra nel mondo del lavoro.

L’unico che sostiene che gli stipendi pubblici non possano essere più alti di quelli del Quirinale

L’unico a favore del matrimonio egualitario per sposare chi ti pare.

L’unico a ritenere che l’attuale ministro della Giustizia dovesse essere sfiduciata.

Le cose cambiano cambiandole. Siamo più di 101. #civoti?

Antonio Ceccantini

 

 

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